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Il killer di Daphne vuole che venga prodotto un video che mostri il suo stato quando ha ammesso l’omicidio

Alfred Degiorgio, uno degli uomini che lo scorso ottobre ha ammesso l’omicidio di Daphne Caruana Galizia, chiede l’autorizzazione a produrre prove che facciano luce sul suo stato fisico e mentale il giorno in cui ha ammesso l’omicidio, poco prima dell’inizio del processo.

Quel 14 ottobre mattina, Degiorgio è stato accompagnato in tribunale su una sedia a rotelle e sotto la supervisione di un’infermiera per affrontare il processo con giuria per il suo ruolo di sicario insieme al fratello George, nell’assassinio della giornalista nel 2017.

Ma prima ancora che i giurati fossero selezionati, lui e il fratello George hanno ammesso di aver piazzato e fatto esplodere l’autobomba che ha ucciso Caruana Galizia fuori dalla sua casa di Bidnija. Ognuno di loro è stato condannato a 40 anni di carcere.

Due settimane dopo la dichiarazione di colpevolezza, i fratelli condannati hanno presentato un’istanza per chiedere un nuovo processo.

La decisione di esprimere la loro colpevolezza all’ultimo minuto è stata presa per il fatto che a differenza dell’accusa che aveva a disposizione avvocati pienamente preparati a gestire il caso, la difesa aveva ricevuto avvocati d’ufficio che avevano abbandonato il caso a poche settimane dall’inizio del processo. In questo modo non si sarebbe potuto affrontare un processo ad armi pari.

In vista dell’imminente udienza per la richiesta di un nuovo processo, i Degiorgio hanno presentato un’altra domanda per ottenere l’autorizzazione del tribunale a produrre nuove prove in fase di appello.

Alfred Degiorgio, nella sua richiesta, ha affermato che sarebbe opportuno produrre i filmati delle telecamere a circuito chiuso del penitenziario di Corradino e del tribunale, che mostrano il suo stato fisico e mentale il giorno del processo.

I due fratelli chiedono anche la testimonianza di medici e infermieri.

Il Procuratore generale si è opposto alla richiesta, sostenendo che le prove migliori erano già conservate negli atti del processo.

Prima di essere scortato per affrontare il processo, Degiorgio era stato controllato da un medico del carcere e certificato come “idoneo a presenziare in tribunale“, ha dichiarato il Procuratore Generale.

L’imputato era stato scortato su una sedia a rotelle e sotto la supervisione di un’infermiera come misura precauzionale dopo aver iniziato uno sciopero della fame e aver ingerito alcune pillole prima dell’udienza.

Tuttavia, quando entrambi gli imputati hanno manifestato l’intenzione di dichiararsi colpevoli, il giudice che presiedeva il processo aveva incaricato un medico e uno psichiatra di esaminare Alfred Degiorgio.

Entrambi lo avevano dichiarato in grado di capire, seguire e prendere decisioni.

Ciò avveniva pochi minuti prima che entrambi i fratelli registrassero un’ammissione e quindi la testimonianza dei medici esperti era, “senza ombra di dubbio”, la migliore prova dello stato di salute del ricorrente in quel momento.

Quel giorno Alfred Degiorgio non era certamente in buona salute per motiviautoindotti“.

I filmati richiesti dalla difesa in fase di appello erano inferiori a quella prova e potevano solo confermare ciò che era “ovvio e incontestato”, ha sostenuto il sostituto procuratore generale Philip Galea Farrugia.

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