Connect with us

Malta

L’appello disperato di Joseph: “dopo 75 anni voglio sapere che fine hanno fatto”

Published

on

Un ex ingegnere di 99 anni, ormai da decenni lontano dalla sua terra, lancia un appello disperato per ritrovare i suoi compagni di guerra. Joseph V Stephens, un uomo che ha vissuto sulla sua pelle gli orrori dell’assedio di Malta durante la Seconda Guerra Mondiale, cerca risposte su ciò che è accaduto a coloro con cui ha condiviso i giorni più bui della sua giovinezza.

Nato a Marsa da madre maltese e padre inglese, Stephens iniziò il suo apprendistato come elettricista nei cantieri navali a soli 16 anni, appena un mese prima che Malta fosse messa sotto assedio. Oggi vive negli Stati Uniti, ma nonostante la sua veneranda età, ha la lucidità di un ventenne e un desiderio ardente: scoprire cosa sia accaduto ai suoi amici d’infanzia. “Sto facendo tutto questo perché voglio sentirmi giovane di nuovo. Mi darebbe una forza incredibile sapere cosa è successo a loro”  confessa con voce carica di emozione.

Sono trascorsi più di 75 anni da quando Stephens ha lasciato Malta, ma i legami con i suoi compagni apprendisti rimangono saldi nella sua memoria, come se il tempo non fosse mai passato. Tra tutti, un nome spicca: Cuthbert Grech, che Joseph ricorda come “un ragazzo incredibilmente geniale” .

Nel 1942, mentre le bombe cadevano incessanti sul Grand Harbour, Grech e Stephens non si lasciavano intimorire. Con il coraggio che solo la disperazione può dare, si travestivano da marinai, indossavano tute blu e si intrufolavano a bordo di incrociatori e cacciatorpediniere per cercare qualcosa da mangiare. “Potevamo essere arrestati in un attimo, ma non ci importava. Eravamo affamati”  racconta con un misto di nostalgia e incredulità.

Stephens non dimentica neanche altri compagni di quei giorni intensi: Walter Darmanin, Caledon Ferriggi e Immanuel Cauchi, insieme al loro istruttore, Chiko Zammit. Il suo desiderio è semplice, ma struggente: sapere che fine abbiano fatto, e magari, contro ogni probabilità, riconnettersi con loro. Sa bene che le possibilità sono poche, ma non vuole arrendersi.

L’assedio di Malta, iniziato nel giugno del 1940 e terminato nel maggio del 1943, trasformò l’isola in una fortezza assediata, sottoposta a continui attacchi. La posizione strategica di Malta nel Mediterraneo la rese uno dei luoghi più bombardati al mondo, e il cantiere navale, vicino al Grand Harbour, divenne un obiettivo cruciale per le forze dell’Asse, che miravano a distruggere le operazioni navali britanniche.

Advertisement

Stephens ricorda nitidamente il terrore e il pericolo di lavorare nel cantiere durante i raid aerei. “Mia madre era terrorizzata per la mia sicurezza, eravamo nel cuore dell’azione. Solo andare al lavoro era pericoloso in quei giorni”  dice, rivivendo quegli attimi di paura.

Nonostante tutto, il pericolo ha creato legami indissolubili tra quegli apprendisti. “Alla mia età, hai tanto tempo per pensare, e la mente comincia a vagare. Ultimamente mi sono chiesto che fine abbiano fatto i miei vecchi amici”  riflette Joseph, con una punta di malinconia.

Dopo aver completato il suo apprendistato nel 1946, Stephens lasciò Malta due anni dopo, seguendo le orme di tanti giovani maltesi in cerca di fortuna all’estero dopo la guerra. “Tutti a Malta volevano andarsene, soprattutto i giovani, e purtroppo abbiamo perso completamente i contatti” .

Decenni fa, Stephens aveva già tentato di rintracciare i suoi coetanei tramite una pubblicazione australiana, ma senza successo. Ora, con più tempo a disposizione e una determinazione incrollabile, sta facendo un ultimo, definitivo tentativo di ritrovare i suoi compagni di battaglia. “Ho una curiosità che non riesco a scrollarmi di dosso, e so che devo affrontarla”  conclude con la speranza che, forse, questa volta, il destino sarà dalla sua parte.

Foto: Joseph Stephens con le sue figlie. Foto: Joseph Stephens

Advertisement
Continue Reading