Nonostante non abbia potuto fare una maratona di Paralimpiadi come per le Olimpiadi tradizionali, quei pochi momenti che ho seguito sono stati semplicemente straordinari.
La forza e il coraggio che questi atleti dimostrano di fronte a sfide che sembrano insormontabili trasformano questi giochi in qualcosa che tutti dovremmo prendere a modello. Una lezione di vita e di sport che nessuno dovrebbe ignorare.
Finora, l’evento parigino si è svolto senza intoppi, perfettamente organizzato. Ma d’altronde, quale grande evento sportivo non ha il suo tocco di polemica? E qui si entra nel vivo.
La settimana scorsa, la sprinter ipovedente Valentina Petrillo ha raggiunto, alla veneranda età di 51 anni, le semifinali nella gara dei 400 metri T12. Una storia da incorniciare, vero? Immaginate, qualcuno della stessa età – non facciamo nomi – che si stanca solo a guidare per 400 metri!
Ma ecco dove sta la questione: Valentina non è nata donna.
Creare una terza categoria per chi non si identifica né come maschio né come femmina in tutti gli eventi sportivi è l’unica soluzione logica per andare avanti.
Fino al 2018, Valentina era un uomo di nome Fabrizio. Un uomo robusto e forte, che aveva vinto 12 titoli nazionali in competizioni per atleti con problemi di vista. Un atleta di primo livello, senza dubbio.
Poi, nel 2019, Fabrizio decide che vuole diventare donna. Inizia il trattamento ormonale e si presenta nel circuito paralimpico femminile pronta a dare spettacolo. Il risultato? Vi immaginate il resto: “Benvenuta nel nuovo mondo!”
È un’ingiustizia incredibile per le donne che gareggiano nei 200m e 400m T12. Un uomo che ha attraversato la pubertà come maschio, si è allenato, ha costruito muscoli e gareggiato da uomo può poi decidere di essere una donna e, con un colpo di mano, conquistare un posto nelle semifinali femminili.
Per fortuna, la storia non è diventata più complicata con una vittoria di Valentina. Lei
(mi sento costretto a usare questo termine dal politically correct) è stata eliminata in semifinale. Altrimenti, sarebbe scoppiato uno scandalo che avrebbe tenuto banco per molto tempo.
Lo sport, a tutti i livelli, deve affrontare questo problema prima che peggiori ulteriormente. La comunità transgender è sottoposta a un esame mediatico feroce, e questa situazione non aiuta certo a migliorare la loro accettazione nella società.
Ma, soprattutto, stiamo assistendo a un’ingiustizia scandalosa nei confronti delle atlete donne. Donne che si allenano per tutta la vita, sognando un momento di gloria, vedono quei sogni distrutti da uomini in spandex.
Creare una terza categoria per chi non rientra nelle tradizionali categorie di maschio o femmina è l’unica soluzione logica per il futuro dello sport.
Prima chi governa lo sport – dal calcio al nuoto, dall’atletica ai giochi da tavolo – accetterà questa realtà, prima tutti potranno gareggiare equamente nello sport che amano.
Un’attesa che ne è valsa la pena
Un momento magico per San Marino, che giovedì sera ha conquistato la sua prima vittoria in 20 anni e, ancora più incredibile, la sua prima vittoria in una competizione ufficiale.
Delle 206 partite disputate, ne hanno perse 196. Quindi, la loro vittoria contro il Liechtenstein in Nations League sarà stata un trionfo memorabile. E ironia della sorte, l’ultima loro vittoria, nel lontano 2004, era stata proprio contro il Liechtenstein.
Non sembra dare un nuovo significato al famoso coro calcistico: “Possiamo giocare contro di voi ogni settimana?
”
Le cose possono solo migliorare
Due settimane fa ho scritto, e cito: “La sensazione generale a Old Trafford e tra i tifosi del club sembra essere molto più positiva rispetto a un po’ di tempo fa.”
Avanti veloce di due settimane, e mi chiedo seriamente se non fossi sotto l’influenza di qualche sostanza illecita in quel momento. Ancora peggio, quando considero che avevo anche previsto che avrebbero concluso il campionato al quarto posto.
È ancora presto, certo, e molto può cambiare nelle prossime 35 partite di Premier League. Ma per ora, nelle tre gare giocate, non ho visto nulla che confermi la mia teoria di un futuro radioso per il Manchester United.
Una vittoria sofferta ma meritata contro il Fulham ha dato il via, ma la sconfitta contro il Brighton ha mostrato scelte di sostituzione disastrose, seguita dal 3-0 contro il Liverpool che ha evidenziato un divario enorme tra lo United e le squadre di vertice.
Il club è in transizione? Sì, senza dubbio. Il fatto che 13 giocatori siano stati ceduti in estate e che ne siano arrivati cinque nuovi dimostra che è un processo di ricostruzione che richiederà tempo.
Se si volesse cercare una scusa, si potrebbe anche dire che Manuel Ugarte non ha ancora debuttato, mentre giocatori chiave come Rasmus Højlund, Luke Shaw e il nuovo acquisto Leny Yoro hanno saltato le prime tre partite a causa di infortuni.
Ma, nella mia opinione, si tratterebbe solo di arrampicarsi sugli specchi.
Transizione o no, infortuni o no, il Manchester United non dovrebbe mai perdere 3-0 in casa contro il Liverpool in modo così pietoso. E, per quanto questo vada contro la sua personalità, Erik ten Hag dovrà iniziare a prendersi la responsabilità delle prestazioni della squadra.
Perché continua a schierare Marcus Rashford, ad esempio, quando è evidente che il ragazzo ha perso la passione per il calcio? Perché Casemiro continua a essere titolare, quando è altrettanto chiaro che ha dimenticato come si gioca a calcio?
Queste sono domande a cui solo Ten Hag può rispondere, ma preferisce non farlo, limitandosi a dire che non è Harry Potter. Fortunato per lui, perché se lo fosse, sarebbe un mago immaginario e non molto utile al Manchester United.
Ho detto in quell’articolo di un paio di settimane fa che Ten Hag stava iniziando a piacermi, basandomi sulla sua grinta e determinazione a non arrendersi.
Ma non si può continuare a fare errori quasi ogni settimana e non aspettarsi di pagare il prezzo.
Il fatto che Sir Jim Radcliffe abbia permesso a Ten Hag di rimanere quest’anno e di essere coinvolto nel processo di ricostruzione suggerisce che ha fiducia nelle capacità dell’olandese di far parte del nuovo United.
Ma, dopo solo tre partite, quella fiducia è già messa a dura prova, con l’allenatore che continua a prendere decisioni su formazioni e sostituzioni che sfidano la logica.
Se non ci sarà un cambiamento rapido e drastico nei risultati e nelle prestazioni, non mi sorprenderebbe affatto se Ten Hag fosse il primo allenatore a essere esonerato in questa stagione…
Foto: [Archivio Times Of Malta]