Malta sull’orlo del ritorno alla diffamazione penale?

Un grido di allarme scuote Malta: il Paese non può e non deve tornare indietro, reintroducendo la temuta diffamazione penale! L’Istituto dei Giornalisti Maltesi ha fatto appello al governo per fermare qualsiasi tentativo di ripristinare una legge che minaccerebbe la libertà di stampa, gettando un’ombra oscura sui diritti fondamentali conquistati con fatica.

Nel 2018, sotto la pressione del brutale assassinio di Daphne Caruana Galizia, il governo laburista aveva abolito la diffamazione penale, riconoscendo finalmente la necessità di proteggere i giornalisti dal rischio di finire dietro le sbarre per aver esercitato il loro diritto di cronaca. Ma ora, come un fulmine a ciel sereno, Ramona Attard, presidente uscente del Partito Laburista, ha sollevato un’ondata di polemiche invocando non solo il ritorno della diffamazione penale, ma addirittura sanzioni più dure per i casi di diffamazione civile!

L’Istituto non ha esitato a prendere una posizione decisa: “La diffamazione penale ha un effetto paralizzante sulla libertà di espressione e sui giornalisti, che vivono con la spada di Damocle della prigione sulla testa. In passato è stata utilizzata in maniera vessatoria da politici e figure di potere per zittire i giornalisti. Malta non può tornare a un simile stato di cose,” ha tuonato. “Il Paese dovrebbe invece attuare riforme per offrire maggiore protezione ai giornalisti e rafforzare la libertà di espressione.” Un messaggio chiaro, forte, che punta a difendere con le unghie e con i denti quei diritti che, se persi, sarebbero difficili da recuperare.

E non finisce qui. L’Istituto ha richiesto che il governo si pronunci in modo netto, rilasciando una dichiarazione inequivocabile contro il ripristino della diffamazione penale o l’inasprimento delle pene per quella civile. “Non si può tornare indietro,” è l’avvertimento lanciato, una chiamata all’azione che il governo non potrà ignorare.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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