In una scena che sembra uscita da un film, un SUV bianco crivellato di proiettili giace abbandonato lungo una strada desolata, con il corpo senza vita di un uomo all’interno. Non è un uomo qualunque: si tratta di Abd al-Rahman Milad, conosciuto con il nome temuto di Al-Bidja
. Era una delle figure più controverse e potenti della Libia, noto per il suo ruolo di capo della guardia costiera e per essere il cervello dietro a vasti traffici di esseri umani e carburante.
La sua fine è arrivata domenica, in modo violento, a Sayyad, un piccolo centro situato a soli 25 chilometri dalla capitale Tripoli
. Milad è stato assassinato vicino all’Accademia Navale di Janzour, che lui stesso comandava. I media locali e i social sono stati invasi da immagini che mostrano la scena del crimine: il fuoristrada bianco crivellato di colpi, con il suo corpo all’interno, testimone silenzioso della furia omicida che lo ha colpito.
“Ho seguito con grande tristezza i dettagli del vile attacco contro il Maggiore Abd al-Rahman Milad”, ha dichiarato il Primo Ministro Abdulhamid Dbeibah su X (ex Twitter), esprimendo la sua indignazione e chiedendo un’“indagine urgente” per scoprire la verità dietro questo omicidio. Non è stato l’unico a reagire: anche Abdallah Allafi, membro del Consiglio Presidenziale libico, ha giurato su Facebook che i responsabili “non sfuggiranno alla punizione divina”
.
Milad, che aveva solo 34 anni, non era solo un ufficiale: era il re incontrastato di un vasto impero criminale, che gestiva traffici illeciti di migranti e carburante. Arrestato nell’ottobre del 2020 dalle autorità libiche, era stato sorprendentemente rilasciato pochi mesi dopo, nell’aprile dell’anno seguente, per poi essere nuovamente messo a capo di un’unità della guardia costiera incaricata di contrastare proprio quei traffici che lui stesso aveva orchestrato.
Il suo nome era talmente temuto e conosciuto che nel giugno del 2018 l’Interpol aveva emesso un red notice
contro di lui, in seguito a una decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che sanzionava sei capi delle reti di traffico di migranti in Libia.
La città natale di Allafi, Zawiya, è da tempo uno dei principali punti di partenza per i migranti che cercano di lasciare la Libia, sperando in una vita migliore in Europa. Ma Zawiya è anche sede di una delle più grandi raffinerie di petrolio del paese, controllata da gruppi armati che spesso si scontrano tra loro, provocando morti anche tra i civili.
E ora, la domanda che tutti si pongono è: chi ha osato uccidere Milad? Quali segreti si nascondono dietro questo omicidio? In un paese dilaniato dalla guerra civile, dove giustizia e vendetta si confondono, le risposte potrebbero rimanere sepolte nel caos di una Libia devastata.
Foto: [Archivio Times Of Malta]