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Malta tra tradizione e crisi: il futuro delle microimprese in bilico

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Malta, un’isola così piccola, eppure brulicante di negozi che spuntano in ogni città e villaggio come funghi dopo una pioggia. Questa proliferazione non è solo un tratto del paesaggio urbano, ma un pilastro della sua identità economica, alimentato da generazioni di piccoli commercianti. Eppure, questa realtà solleva una domanda: stiamo vivendo in una “nazione di negozianti”, come descritto con una punta di critica dall’economista scozzese Adam Smith nel suo Wealth of Nations  del 1776?

Smith parlava degli inglesi, sostenendo che avessero “un governo influenzato dai negozianti “. Oggi, questa descrizione potrebbe ben adattarsi a Malta, una nazione che ha sempre prosperato grazie al commercio. Dai tempi antichi dei Fenici, l’isola ha fatto leva sulla sua posizione strategica nel Mediterraneo per commerciare beni e sopperire alle sue risorse limitate, sviluppando un’economia che dipende fortemente dai micro-business.

Queste microimprese, che dominano il panorama economico locale, sono spesso piccole attività familiari che difficilmente impiegano più di cinque persone. Sono il cuore pulsante delle città e dei villaggi maltesi, servendo residenti e turisti con la stessa dedizione. Tuttavia, dietro questa facciata apparentemente vivace, si nascondono sfide enormi.

La principale debolezza delle microimprese è la mancanza di capitali e competenze. “Molte di queste attività si affidano agli aiuti del governo per sopravvivere “, ma spesso senza una visione chiara o la capacità di competere in un mercato sempre più globale. Inoltre, il modello di gestione familiare, che inizialmente può sembrare un punto di forza, diventa un limite quando la seconda o terza generazione prende il controllo senza la preparazione adeguata.

C’è anche un problema di opportunità per i dipendenti di queste imprese. Molti lavoratori non ricevono altro che formazione sul posto, trovandosi così intrappolati in posizioni che non offrono prospettive di carriera migliori. “Le condizioni lavorative sono spesso precarie “, e i sindacati tradizionali, storicamente focalizzati sui dipendenti pubblici e delle grandi aziende, raramente intervengono per proteggerli.

Una delle criticità più evidenti è la tendenza a reinvestire i profitti nel settore immobiliare invece che nel miglioramento del business. Questa ossessione per la proprietà immobiliare impoverisce ulteriormente le microimprese, lasciandole incapaci di adattarsi alle mutevoli condizioni di mercato.

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L’Unione Europea, da parte sua, incoraggia i suoi stati membri a sostenere le piccole e medie imprese (PMI) attraverso agevolazioni finanziarie. Tuttavia, “per meritare il supporto pubblico, queste imprese devono presentare piani solidi, capaci di resistere alle fluttuazioni del mercato “. Non tutti hanno la stoffa per affrontare le pressioni di un’attività commerciale, e forse, in alcuni casi, sarebbe meglio lasciar chiudere quelle che non riescono a sopravvivere nemmeno con un aiuto ragionevole.

Eppure, una soluzione c’è: aiutare le microimprese a crescere e trasformarsi in PMI. Con il giusto sostegno e una pianificazione adeguata, Malta potrebbe superare i limiti della sua “economia di negozianti” per costruire un sistema più resiliente e prospero.

Foto: Shutterstock.com

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