Il Belgio si è risvegliato bloccato: un’intera nazione paralizzata da uno sciopero nazionale di 24 ore. Trasporti aerei e ferroviari sono stati colpiti duramente, scuole chiuse e servizi essenziali in tilt, tutto per protestare contro una riforma delle pensioni che, secondo i sindacati, rischia di stravolgere il futuro di migliaia di lavoratori.
“Ci sono almeno tre miliardi di euro di tagli alle pensioni in programma
“, ha dichiarato con fermezza Marie-Hélène Ska, segretaria generale del sindacato CSC, parlando alla radio locale RTBF.
All’aeroporto di Bruxelles, il principale scalo del paese, è stato il caos: il 40% dei voli è stato cancellato. I lavoratori addetti ai bagagli, alla sicurezza e ad altri servizi hanno incrociato le braccia, lasciando migliaia di passeggeri senza alternative. Brussels Airlines ha deciso di prevenire il disastro, annullando la metà dei voli europei per mantenere attive almeno le rotte a lungo raggio. Non è andata meglio all’aeroporto di Charleroi, importante hub per Ryanair, dove si sono registrati pesanti ritardi e cancellazioni.
La situazione sulle ferrovie è stata ancora più drammatica: due treni su tre non hanno operato, con collegamenti tra le principali città ridotti al minimo. Anche a Bruxelles e nella regione meridionale della Vallonia, il servizio ferroviario è stato quasi completamente interrotto. Le scuole, soprattutto nella regione fiamminga delle Fiandre, hanno visto numerosi insegnanti aderire allo sciopero, lasciando gli studenti a casa.
Dietro questa mobilitazione, c’è la protesta contro il piano del nuovo governo, ancora in fase di formazione dopo le elezioni di giugno, che intende alzare l’età pensionabile per alcune categorie, come i ferrovieri, che oggi possono andare in pensione anticipata. “La politica di questo governo non fa altro che attaccare il diritto dei lavoratori a un futuro dignitoso
“, ha aggiunto il sindacato CSC, che insieme ad altre sigle ha organizzato anche una grande manifestazione a Bruxelles.
Intanto, il Belgio rimane in attesa: i cinque partiti che stanno cercando di formare una coalizione continuano a negoziare, ma lo scontento nelle piazze e nei luoghi di lavoro è un segnale che non possono ignorare.
Foto: AFP