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Malala torna dove tutto è iniziato: il suo messaggio scuote il Pakistan

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Dodici anni dopo il drammatico attacco che le cambiò la vita, Malala Yousafzai è tornata in Pakistan, il Paese che l’ha vista combattere – e sopravvivere – per il diritto all’istruzione delle ragazze. Oggi, in un momento in cui milioni di bambini sono ancora privati della scuola e il fondamentalismo sta rialzando la testa, il suo ritorno assume un significato ancora più potente.

“Per lei, è un ritorno a casa, un luogo che l’ha plasmata, ma anche un doloroso promemoria del lavoro che resta da fare”  ha sottolineato Nighat Dad, attivista e amica di Malala, in un’intervista all’AFP.

Intanto, la situazione nel vicino Afghanistan peggiora drammaticamente: i talebani, tornati al potere, hanno vietato alle ragazze di frequentare scuole superiori e università. In Pakistan, la povertà dilaga e oltre un terzo dei bambini è ancora escluso dal sistema educativo. È in questo contesto che Malala ha scelto di tornare per partecipare a un vertice internazionale sull’istruzione delle ragazze nei Paesi islamici, tenutosi a Islamabad.


“La sua presenza in Pakistan, oggi, è un messaggio diretto ai potenti: la lotta per l’istruzione non si fermerà, né nella valle dello Swat né oltre il confine con l’Afghanistan”  ha aggiunto Dad, rimarcando il peso simbolico della visita di Malala.

Era il 2012 quando Malala, appena quindicenne, venne colpita alla testa da un militante talebano, furioso per il blog in cui difendeva l’istruzione femminile. Nella sua valle natale dello Swat, all’epoca teatro di un’insurrezione, i militanti avevano imposto divieti ferrei: le ragazze dovevano rimanere a casa, lontano dalle scuole.


Oggi, Malala è la più giovane vincitrice di un Premio Nobel per la Pace e un’icona globale dei diritti umani. Ma in Pakistan il suo ruolo divide: se per molti è un simbolo di resilienza e speranza, per altri è vista come una figura legata agli interessi occidentali.

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“C’è chi la considera ‘manipolata’ o ‘controllata’, alimentando diffidenza” ha spiegato Sanam Maher, autrice che ha raccontato la storia di donne pakistane influenti. “Alcuni la criticano per la sua assenza in Pakistan, ignorando la sua dedizione e il suo lavoro a livello globale.”

Nonostante tutto, Malala rimane un modello, soprattutto per le giovani generazioni. “È una voce potente per l’educazione femminile, un’icona che ha affrontato violenza e odio per il diritto delle ragazze all’istruzione” ha dichiarato Hadia Sajid, una studentessa di 22 anni presente al discorso di chiusura del vertice di Islamabad. “È scoraggiante vedere come poco sia cambiato da quando è stata costretta a lasciare il Paese, ma i social media hanno reso più difficile nascondere le ingiustizie.”


Attraverso il Malala Fund, l’organizzazione fondata insieme a suo padre – un insegnante della valle dello Swat che ha sempre creduto nell’educazione delle ragazze – Malala ha investito milioni di dollari per sostenere 120 milioni di ragazze escluse dalla scuola in tutto il mondo. “Il Pakistan è dove tutto è iniziato, e dove il mio cuore sarà sempre”  ha dichiarato con emozione durante il suo intervento.

Eppure, i progetti finanziati dal suo fondo nelle aree rurali del Pakistan ricevono poca attenzione mediatica. “Penso che Malala sia ancora un paradosso in Pakistan” ha concluso Nighat Dad. “I suoi successi globali sono innegabili, ma l’opinione pubblica e i leader locali oscillano tra ammirazione e diffidenza. Tuttavia, il suo impatto va ben oltre queste percezioni.”

Foto: [Archivio Times of Malta]

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