Una tragedia straziante si è consumata lungo il fiume Drina, al confine tra Serbia e Bosnia, dove una barca carica di disperazione è affondata, portando con sé dieci vite innocenti, tra cui quella di una neonata di soli nove mesi e di sua madre. La notizia, diffusa dai soccorritori all’AFP, ha scosso l’intera regione mentre le ricerche continuano senza sosta. La barca, con a bordo circa 30 migranti, si è capovolta giovedì mattina presto, lasciando un pesante bilancio di vittime.
Secondo la polizia serba, il dramma si è consumato vicino a Ljubovija, quando l’imbarcazione si è ribaltata nelle gelide acque del Drina. Dieci corpi sono stati recuperati dal fiume, mentre altri 18 sopravvissuti, tra cui tre bambini, sono stati trovati esausti sulle rive, riusciti a salvarsi aggrappandosi alla speranza e alla vita.
Le autorità bosniache, intervistate dall’AFP, non hanno ancora potuto confermare la nazionalità delle vittime, ma il Drina continua a essere un luogo di passaggio per coloro che percorrono la cosiddetta “rotta balcanica”, sperando di raggiungere l’Unione Europea e un futuro migliore. Dall’inizio della crisi dei rifugiati nel 2015, oltre un milione di persone provenienti da Asia e Africa hanno attraversato la Serbia, secondo i dati del governo serbo.
Nonostante un significativo calo del numero di migranti in transito negli ultimi anni, con 10.389 ingressi illegali registrati nella prima metà del 2024, quasi il 70% in meno rispetto all’anno precedente, la disperazione di chi fugge da guerre e povertà non si ferma. Questo calo, secondo le autorità serbe, è frutto di una stretta collaborazione con la polizia austriaca e l’agenzia di gestione delle frontiere dell’UE, Frontex.
Il percorso per i migranti è insidioso: molti si affidano a trafficanti per attraversare i confini da Bulgaria e Macedonia del Nord, nella speranza di raggiungere le frontiere dell’UE, che passano per Ungheria o Croazia. Tuttavia, non è ancora chiaro se dei trafficanti fossero presenti durante la tragica traversata sul Drina.
Foto: AFP
Una tragedia straziante si è consumata lungo il fiume Drina, al confine tra Serbia e Bosnia, dove una barca carica di disperazione è affondata, portando con sé dieci vite innocenti, tra cui quella di una neonata di soli nove mesi e di sua madre. La notizia, diffusa dai soccorritori all’AFP, ha scosso l’intera regione mentre le ricerche continuano senza sosta. La barca, con a bordo circa 30 migranti, si è capovolta giovedì mattina presto, lasciando un pesante bilancio di vittime.
Secondo la polizia serba, il dramma si è consumato vicino a Ljubovija, quando l’imbarcazione si è ribaltata nelle gelide acque del Drina. Dieci corpi sono stati recuperati dal fiume, mentre altri 18 sopravvissuti, tra cui tre bambini, sono stati trovati esausti sulle rive, riusciti a salvarsi aggrappandosi alla speranza e alla vita.
Le autorità bosniache, intervistate dall’AFP, non hanno ancora potuto confermare la nazionalità delle vittime, ma il Drina continua a essere un luogo di passaggio per coloro che percorrono la cosiddetta “rotta balcanica”, sperando di raggiungere l’Unione Europea e un futuro migliore. Dall’inizio della crisi dei rifugiati nel 2015, oltre un milione di persone provenienti da Asia e Africa hanno attraversato la Serbia, secondo i dati del governo serbo.
Nonostante un significativo calo del numero di migranti in transito negli ultimi anni, con 10.389 ingressi illegali registrati nella prima metà del 2024, quasi il 70% in meno rispetto all’anno precedente, la disperazione di chi fugge da guerre e povertà non si ferma. Questo calo, secondo le autorità serbe, è frutto di una stretta collaborazione con la polizia austriaca e l’agenzia di gestione delle frontiere dell’UE, Frontex.
Il percorso per i migranti è insidioso: molti si affidano a trafficanti per attraversare i confini da Bulgaria e Macedonia del Nord, nella speranza di raggiungere le frontiere dell’UE, che passano per Ungheria o Croazia. Tuttavia, non è ancora chiaro se dei trafficanti fossero presenti durante la tragica traversata sul Drina.
Foto: AFP