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Malta

‘L’ Ors’ – un giornale satirico dimenticato degli anni ’20

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Prima pagina de “L’Ors” del 25 marzo 1923.

Gli anni Venti videro una giovane nazione prendere coscienza di sé e intraprendere un coerente cammino politico verso quello che sembrava un miraggio di statualità. Prima di allora, i movimenti patriottici vantavano già una certa presenza, ma erano piuttosto sfocati nei loro ideali e isolati nella loro azione.

I nazionalisti nostrani che faticavano a sbocciare si identificavano più chiaramente con ciò che non volevano che con ciò che volevano.

Le orde di esuli politici italiani di grande voce che trovarono rifugio a Malta nel secondo terzo del XIX secolo portarono sull’isola il loro bagaglio di stridenti filosofie libertarie e di ideali di dignità nazionale, che si riversarono e contaminarono lentamente alcuni sognatori maltesi, all’inizio piuttosto pochi e non irreggimentati.

I rifugiati italiani pubblicarono a Malta i loro giornali, inneggiando all’unificazione, alla democrazia e alla libertà dall’oppressione straniera, e si infiltrarono anche in alcuni quotidiani e periodici maltesi prettamente nazionali. L’orgoglio per l’identità nazionale si rivelò un catalizzatore determinante.

<img src="https://cdn-attachments.timesofmalta.com/07702224f31151613d156471ef7c61dba2252c2f-1719555434-0b8e5354-1920×1280.jpg" width="630" height="886" title="Four political leaders climb on each other’s shoulders to reach the prizes of the ‘ġostra’.” alt=”Four political leaders climb on each other’s shoulders to reach the prizes of the ‘ġostra’.” />Quattro leader politici si arrampicano l’uno sulle spalle dell’altro per raggiungere i premi della “ġostra“.
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Quando, nel 1921, Malta ottenne per la prima volta una parvenza di autogoverno limitato, la scena politica mediatica esplose. Alcune fratture preesistenti alla costituzione liberale si consolidarono, altre si attenuarono e apparvero nuove linee di frattura.

Il movimento nazionalista comprendeva due ali, inizialmente ostili: una – quella panzavecchiana – moderata e pronta a cercare di far funzionare le concessioni imperialiste, un’altra – quella mizziana – meno conciliante, che resisteva senza tregua alla guerra alla cultura storica italiana di Malta condotta dai colonialisti.

Da parte imperialista, Gerald Strickland e Augustus Bartolo ritenevano che Malta non potesse aspirare a un destino più bello di quello di rimanere colonia di un grande impero. Un nascente movimento operaio si solidificò in un partito organizzato sotto William Savona.

Anche i seguaci di Manwel Dimech, un visionario laico con una missione sociale e progressista, avevano i loro aderenti, ma non si sono mai uniti in un partito politico.

Ognuno di questi blocchi promuoveva i propri giornali, sia formalmente sia attraverso le iniziative di simpatizzanti (per lo più volontari) in una delle tre lingue – inglese, maltese o italiano.

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Questi media rappresentano una vera e propria enciclopedia del pensiero e dell’azione politica in quegli anni turbolenti. Alcuni di questi quotidiani e periodici sono stati studiati e i risultati hanno contribuito ad arricchire la storia sociale dell’epoca.

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Non così L’ Ors. Confesso che non avevo mai sentito parlare della sua esistenza prima che un amico mi mostrasse di recente alcune copie ingiallite che aveva ereditato. Né l’aveva mai sentito nessuno dei conoscitori della storia politica del XX secolo delle nostre isole. Nessuno dei nostri prolifici ed eccellenti storici professionisti, come Henry Frendo, Dominic Fenech o Joseph Pirotta, ha, per quanto ho potuto appurare, mai menzionato L’ Ors. Si trattava di una sfida alla quale non avrei nemmeno provato a resistere. Non potevo immaginare quanto frustrante si sarebbe rivelato ogni progresso.

L’Ors, settimanale politico e satirico in lingua maltese, ha avuto due distinti momenti di vita. Il primo numero fu pubblicato il 22 febbraio 1923. Poi, dopo una lunga pausa, riprese le pubblicazioni nel 1929, ma con un nuovo formato e un programma politico apparentemente diverso.

Il giornale si vantava dei suoi contenuti leggeri “Folju tad-dahc, pulitcu u varju”, rafforzati da un distico in rima: Jecc intom tcunu mdejka, ghax ghandcom xi dulur / L‘Ors ixtru u akrauh seuua, bid-dahc tinkasmu sgur. Una copia venduta per un penny e mezzo.

Enrico Mizzi embraces Joseph Howard, consul for Japan, by ToT.Enrico Mizzi abbraccia Joseph Howard, console per il Giappone, da ToT.

Preliminare a tutte le altre domande: chi era il direttore del giornale? La rivista stessa non ha mai identificato l’attuale responsabile e tutti gli articoli sono anonimi. Ma la legge sulla stampa prevedeva che il direttore responsabile di qualsiasi periodico dovesse prima registrarsi presso la polizia, che teneva un registro specifico delle pubblicazioni e dei direttori. Sfortunatamente, il Dipartimento dell’Informazione è riuscito a trovare questo registro solo a partire dagli anni ’50. Né la polizia, né il DO sono riusciti a trovare il registro. Né la polizia, né il DOI, né l’Archivio Nazionale, benché cortesemente collaborativi, sono riusciti a rintracciare i registri precedenti: una perdita irreparabile per la storia dei media. Scoraggiosamente, ero inciampato sul primo ostacolo.

In mancanza di informazioni ufficiali, ho dovuto cercare altri indizi. L’orientamento politico si è rivelato la prima sorpresa: ho rilevato grandi affinità con Manwel Dimech, morto in un misero esilio al Cairo il 17 aprile 1921. Pur non citando mai Dimech per nome, la politica editoriale del giornale proclamava, dopo la formula di fedeltà alla Religione u Kassisin, quanto segue:

“Lingua: Il maltese è la nostra lingua più amata di tutte le altre e dichiariamo guerra a chi la vuole abolire”.

“Partito politico: Ci schieriamo con chiunque promuova il popolo e con tutti coloro che, grazie alle buone idee e all’esperienza, fanno progredire il popolo nella prosperità e nell’istruzione.

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“Lavoratori: Chi può essere contro di loro, se è lui stesso uno di loro? Anche se possiamo essere in disaccordo con coloro che li guidano (perché sappiamo che la loro intenzione è quella di imbrogliarli, come hanno già fatto), faremo comunque del nostro meglio nell’interesse dei lavoratori maltesi, e in quest’ottica insisteremo sull’istruzione obbligatoria e sull’assistenza sociale e altre leggi favorevoli al lavoro”.

Una fonte dimenticata della narrazione politica maltese di 100 anni fa

Una politica tutta dimechiana – un programma che trova eco ne Il Bandiera tal Maltin del guru.

<img src="https://cdn-attachments.timesofmalta.com/e5bc211dd28c75857728ae18130d9781df698359-1719555603-6b845492-1920×1280.jpg" width="630" height="429" title="Augustus Bartolo refereeing a boxing match between Gerald Strickland and Nerik Mizzi, in L’Ors dated March 3, 1923.” alt=”Augustus Bartolo refereeing a boxing match between Gerald Strickland and Nerik Mizzi, in L’Ors dated March 3, 1923.” />Augusto Bartolo che arbitra un incontro di boxe tra Gerald Strickland e Nerik Mizzi, in L’Ors del 3 marzo 1923.

Tutti gli articoli “seri” successivi si soffermano su questioni sociali urgenti: disoccupazione, impennata dei prezzi, sfruttamento del lavoro, emigrazione, scarsa istruzione. Un intero editoriale denuncia il prezzo di un rotolo di zucchero, aumentato da un giorno all’altro di un centesimo. Ancora una volta, i tratti distintivi di Dimech.

Per qualche motivo poco chiaro, il giornale promosse Icilio Calleja, l’avvocato maltese che divenne un tenore di fama internazionale. Ma la svolta è arrivata proprio dalla testata del giornale: un orso polare in agguato.

Non è anonimo. Al contrario, è firmato “S. Astarita”. Questo ha fatto scattare immediatamente un forte campanello d’allarme. Salvu Astarita era il più intimo confidente e amico di Dimech, l’unico discepolo che trovò il coraggio di visitare e salutare l’esule sulla via del suo fatale esilio in Egitto.

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Astarita (25.1.1890 – 31.7.1972) tradusse la sua ammirazione per Dimech in un culto. Autodidatta, era un uomo di notevole cultura, esperto di letteratura, pittore e grafico competente.

Astarita aveva già pubblicato un giornale pro-Dimech, Malta tal Maltin. Questo rende più plausibile l’attribuzione di lui come redattore de L’Ors .

Ogni numero de L’Ors pubblicava due vignette politiche; alcune portavano con orgoglio la firma di S. Astarita. Tra gli altri, S. Agius, ToT, E. Cepardi (?), A. Dacoronia e Bos.

Queste caricature, mai riprodotte prima, meritano un posto nella storia illustrata dell’umorismo politico maltese.

Uno dei tanti problemi della satira politica è che invecchia rapidamente. I grafici spesso si riferiscono a una narrazione che i contemporanei riconoscerebbero immediatamente, ma la battuta perde il suo mordente nel momento in cui il bersaglio transitorio svanisce dalla memoria. È relativamente facile riconoscere i politici oggetto della satira, molto meno identificare quale sia il fallimento, lo scandalo, la gaffe o il misfatto a cui mira il vignettista.

Persino il nome del giornale solleva dubbi. L’Ors è un gioco di parole? In maltese la parola può significare sia un orso che un passatempo. Ricordo bene che il mio insegnante di lingue straniere mi confessò il suo sconcerto quando chiese di tradurre in italiano la frase: il mio passatempo è la pesca. Affidandosi al maltese, uno studente approssimò: Il mio orso è pisciare.

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Cartoon by S. Agius on the rumoured exchange between Malta and Eritrea in the February 22, 1923 issue.Vignetta di S. Agius sul presunto scambio tra Malta ed Eritrea nel numero del 22 febbraio 1923.

La prima tiratura de L’Ors cessò le pubblicazioni il 7 aprile 1923, probabilmente per il venir meno del consenso popolare. Una seconda tiratura ritenta la fortuna il 12 gennaio 1929, come Giurnal ghas-sod u ghac-ciait. Il suo orientamento cambia drasticamente e diventa apertamente nazionalista. Molto probabilmente gestito da editori diversi e diretto da un editore diverso, contiene le prevedibili foto a penna degli avversari e le critiche all’attuale governo Strickland, ma è privo di qualsiasi grafica politica.

Il bersaglio preferito e frequente della sua derisione diventa il sindacalista e politico Joseph Orlando Smith, ritratto come un triste oggetto di scherno, con il suo stesso nome trasformato in Burlandu – da burla, scherzo. Non che i giudizi negativi espressi dagli avversari politici debbano essere presi come verità di vangelo, ma, molti anni dopo,

Anche il governatore Bonham-Carter registrò nei suoi diari segreti quanto il Segretario coloniale Malcolm MacDonald fosse rimasto poco impressionato da Orlando Smith, “un peso molto leggero” (John Manduca, The Bonham Carater Diaries, Malta, 2004, p. 256).

Confido che questa breve e frettolosa introduzione a una fonte dimenticata della narrazione politica maltese di 100 anni fa serva solo da antipasto. C’è ancora molto da scoprire e da imparare.

Ringraziamenti: Grazie a Paul Borg Olivier, Leonard Callus, Jeremy Debono e Theresa Vella.

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