Un manifesto esplosivo contro la corruzione ha scosso Malta: Repubblika ha chiesto la criminalizzazione della distruzione ambientale, ritenendo il cosiddetto ecocidio una vera emergenza nazionale. Con un documento di ben 34 pagine, l’ONG lancia un messaggio chiaro e diretto: “L’ambiente maltese è sotto assedio e le mani della criminalità organizzata sono ovunque”
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Tra i dieci punti prioritari, spicca la richiesta di criminalizzare l’ecocidio, ovvero i reati ambientali perpetrati attraverso la corruzione. Repubblika promette battaglia per un’attuazione rigorosa della nuova direttiva dell’Unione Europea, che obbliga gli Stati membri a riconoscere le organizzazioni della società civile come parti legali nei procedimenti penali riguardanti crimini ambientali. “Malta non può più permettersi di chiudere un occhio”
, ha dichiarato l’ONG durante la conferenza stampa, facendo appello a tutte le organizzazioni civili per unirsi nella lotta.
Ma la crociata di Repubblika non si ferma qui. Uno dei punti centrali del manifesto riguarda il rinnovato impegno a fare pressione sulle autorità affinché diano finalmente seguito alle raccomandazioni dell’inchiesta pubblica sull’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia, brutalmente uccisa nel 2017. Le raccomandazioni dell’inchiesta, che esortavano il governo ad adottare leggi più rigide contro la corruzione e introdurre ordini per la confisca delle ricchezze di origine inspiegabile, sono state ignorate, un fatto che Repubblika denuncia con forza.
Il documento, pubblicato in versione redatta per rispettare un decreto giudiziario, non si risparmia nell’accusare l’attuale gestione politica di Malta di inerzia, mettendo in luce come le ombre della corruzione siano diventate sempre più lunghe da quando la giornalista è stata uccisa in un attentato dinamitardo.
Tra le proposte più audaci, spicca la creazione di magistrati anti-corruzione dotati di una propria polizia giudiziaria, che rispondano solo a loro e non siano intralciati dal Procuratore Generale o dall’immobilismo della polizia. “Solo così possiamo rompere il muro di silenzio che circonda gli scandali”
, afferma l’ONG.
Repubblika propone inoltre che i beni criminali confiscati vengano utilizzati per finanziare iniziative sociali e progetti di utilità pubblica, sostenendo che la corruzione è diventata una vera e propria risorsa nelle mani delle organizzazioni criminali. “I clan malavitosi, coinvolti nel traffico di droga, armi e esseri umani, usano la corruzione per controllare le decisioni politiche e piegare le forze dell’ordine ai propri interessi”
ha denunciato l’ONG.
Non manca poi l’appello per una maggiore trasparenza nelle decisioni di non procedere con accuse legate alla corruzione, insieme alla necessità di un accesso più semplice alle informazioni tramite una legge sulla libertà di informazione che sia realmente efficace. Vicki Ann Cremona, presidente di Repubblika, ha concluso con parole forti: “Dobbiamo vigilare senza sosta su chi detiene il potere politico. È per questo che insistiamo sulla necessità di un’informazione libera e indipendente, per evitare che si ripetano tragedie come quella di Daphne Caruana Galizia”
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Foto: Matthew Mirabelli