La Banca Centrale di Malta ha lanciato un segnale di fiducia esplosiva verso l’economia del Paese, rivedendo al rialzo le previsioni di crescita del PIL e indicando che i rischi complessivi per il 2024 e il 2025 potrebbero portare a risultati ancora migliori di quanto previsto. Le ultime stime parlano di un PIL in crescita del 4,9% nel 2024, seguito da un incremento del 3,6% per il 2025 e il 2026, e del 3,4% nel 2027. Questo quadro positivo segna una revisione al rialzo rispetto alle precedenti previsioni, con un effetto a cascata che si riflette persino sui dati del 2023 grazie a una revisione delle statistiche nazionali.
La Banca attribuisce questo slancio principalmente a una domanda interna in rapida espansione e a una ripresa graduale degli investimenti privati. Anche le esportazioni nette daranno il loro contributo, seppur in misura più contenuta.
Secondo il rapporto, “la disoccupazione resterà appena sopra il 3% e un mercato del lavoro così stretto spingerà verso l’alto i salari”
.
Ma non è tutto: le retribuzioni cresceranno a un ritmo “significativamente più veloce nel 2024”
non solo per il mercato del lavoro teso, ma anche come risposta ritardata all’inflazione passata.
L’inflazione, d’altro canto, continuerà la sua discesa fino a toccare il 2% entro il 2026. Tuttavia, il 2025 potrebbe registrare un leggero aumento rispetto alle stime iniziali, con un tasso dello 0,1% superiore al previsto.
La gestione del deficit pubblico mostra anch’essa segnali di miglioramento: dal 4,5% nel 2023 scenderà al 3,9% nel 2024, fino a raggiungere un 2,7% nel 2027. Anche il debito pubblico si prevede più contenuto rispetto alle stime precedenti, stabilizzandosi al 50,9% del PIL entro il 2027, grazie alla spinta della crescita economica.
La Banca Centrale non nasconde però i rischi sullo scenario globale. “Le tensioni geopolitiche, dazi più alti negli Stati Uniti e la minaccia di una guerra commerciale rappresentano pericoli concreti per l’attività economica”
avverte il rapporto.
Anche l’inflazione potrebbe subire pressioni, complici eventi climatici sfavorevoli, strozzature nella catena di approvvigionamento e politiche legate alla transizione ecologica che potrebbero temporaneamente aumentare i prezzi. Tuttavia, la Banca osserva che “questi effetti potrebbero essere di natura temporanea”
. Sul versante opposto, l’inflazione importata potrebbe scendere più rapidamente del previsto se il processo globale di disinflazione avanzasse con maggiore velocità.
Per quanto riguarda le finanze pubbliche, c’è il timore che il governo possa superare le previsioni di spesa a causa di maggiori esborsi per sussidi energetici, pensioni e salari. Ma a controbilanciare questi rischi vi è la possibilità che un incremento dell’efficienza nella raccolta fiscale porti a entrate superiori alle attese.
Foto: Chris Sant Fournier