Un’indagine recente svela un quadro drammatico per migliaia di lavoratori stranieri a Malta, figure essenziali che, pur contribuendo in modo vitale all’economia del Paese, vivono una realtà spesso ignorata e segnata da profonde ingiustizie.
Un dato impressionante: i lavoratori di paesi terzi rappresentano un quinto dell’intera forza lavoro maltese, riempiendo vuoti strategici nei settori chiave. Tuttavia, come rivela il rapporto “Beyond GDPR II: Third-Country Nationals in Malta: Sharing in our Economic Future”, molti di loro sono vittime di un “disequilibrio di potere” con i datori di lavoro. “Sono spesso tenuti in ostaggio”
da padroni abusivi, ha spiegato il rapporto, aggiungendo che denunciare è impossibile per paura di perdere il permesso di lavoro unico, legato esclusivamente a quel datore di lavoro.
Non solo: il sogno di una vita migliore è spezzato anche da politiche restrittive che lasciano i figli di molti lavoratori senza documenti e senza accesso all’istruzione. “Vivono una vita invisibile,”
ha dichiarato Ivan Cauchi, docente e analista.
Questa ricerca, condotta dalla Justice and Peace Commission dell’Arcidiocesi di Malta, è un approfondimento dello studio del 2020 e punta a sensibilizzare tanto i cittadini quanto i decisori politici. “Nonostante siano cruciali per la nostra economia, questi lavoratori restano invisibili e sottovalutati,”
ha dichiarato Daniel Darmanin, presidente della commissione.
Ma chi sono questi lavoratori che stanno sostenendo l’economia maltese? I dati, aggiornati all’agosto 2023, mostrano che provengono principalmente da India, Filippine e Nepal. Si concentrano in settori come i servizi amministrativi (11.964 lavoratori), l’alloggio e la ristorazione (9.462), e le costruzioni (7.004). Molti, però, trovano spazio anche in industrie ad alta intensità di conoscenza, come gaming, servizi professionali e finanziari.
L’economista Glenn Fenech ha spiegato come Malta abbia visto la sua economia crescere del doppio negli ultimi 15 anni, raggiungendo i 15,5 miliardi di euro nel 2022. Questo boom è avvenuto in un contesto di popolazione in invecchiamento, con un quarto della popolazione autoctona ormai composta da anziani. “I lavoratori di paesi terzi, con un’età media tra i 25 e i 39 anni, stanno colmando questo divario vitale,” ha affermato Fenech. Tuttavia, il loro contributo è spesso sottovalutato: il salario medio di un lavoratore straniero è di 18.443 euro, nettamente inferiore a quello di un maltese, che si attesta a 22.912 euro.
Eppure, restano sfide enormi: il turnover è elevatissimo. Nel solo 2023, 33.000 lavoratori sono arrivati a Malta, ma ben 13.500 l’hanno lasciata. Inoltre, problemi come la burocrazia, le difficoltà abitative e le discriminazioni sono all’ordine del giorno. “Sono persone che costruiscono le nostre case, gestiscono i nostri negozi, si prendono cura dei nostri anziani, eppure riusciamo a trattarli male,”
ha sottolineato Cauchi.
Maria Giulia Borg, responsabile del progetto, ha posto l’attenzione sul fatto che molti di questi lavoratori arrivano con competenze specializzate che il sistema non consente loro di utilizzare. “Dobbiamo riconoscere e valorizzare le loro abilità. Le politiche devono essere più umane e realistiche,”
ha detto.
Questo rapporto non si limita a fotografare una realtà complessa, ma vuole spronare Malta a un cambiamento: un sistema più equo che garantisca ai lavoratori stranieri condizioni giuste e che valorizzi appieno il loro contributo essenziale.
Foto: Matthew Mirabelli