Una vera rivoluzione scolastica potrebbe essere all’orizzonte. Gli studenti dovrebbero poter finire i compiti direttamente a scuola, durante il doposcuola, per poi dedicarsi senza stress ad attività sportive, artistiche e persino al catechismo, tutto all’interno delle stesse strutture scolastiche nel pomeriggio. Questa è la visione innovativa della neoeletta parlamentare del Partito Laburista, Ramona Attard, che nel suo primo discorso in Parlamento ha lanciato un appello per un cambiamento radicale del sistema educativo.
L’avvocatessa e madre di tre figli, entrata in Parlamento la scorsa settimana, ha acceso i riflettori su una questione che tocca da vicino famiglie e studenti: i compiti a casa e le attività extrascolastiche stanno diventando un peso insostenibile, influenzando negativamente la qualità della vita e dell’istruzione dei bambini.
“Ha senso che la scuola finisca all’una o alle due del pomeriggio, solo per far tornare i bambini a casa e costringerli a passare il resto della giornata a fare i compiti?” ha chiesto Attard con tono deciso. “È anche ingiusto per quei bambini che non hanno abbastanza aiuto a casa, alcuni dei quali non dispongono nemmeno di una stanza tranquilla per studiare.”
La soluzione? Prolungare di un’ora la permanenza a scuola, permettendo agli studenti di completare i compiti direttamente in classe senza gravare sui genitori o sulle loro giornate lavorative. L’idea di Attard prevede che a supervisionare i bambini siano studenti più grandi, assistenti educativi (LSE) e insegnanti disponibili a fare straordinari.
Sfruttare le scuole per sport e arte
Ma la deputata non si è fermata qui. Ha proposto di trasformare le scuole in veri e propri centri polifunzionali, sfruttando appieno le infrastrutture che, a suo dire, “negli ultimi anni hanno visto enormi investimenti da parte dei governi”
.
Come? Affittando gli spazi scolastici a imprese private che offrono corsi di sport, arte e altre attività extrascolastiche, consentendo ai bambini di restare a scuola più a lungo e creando pari opportunità per tutti, soprattutto per chi proviene da famiglie a basso reddito.
I soldi ricavati potrebbero essere reinvestiti per migliorare la qualità delle strutture scolastiche, ad esempio installando impianti di aria condizionata.
“Ho parlato con alcuni genitori nel fine settimana i cui figli frequentano lezioni private di teatro presso la scuola primaria di Siġġiewi,” ha raccontato Attard. “Queste iniziative andrebbero incentivate, perché permettono ai genitori di ritirare i propri figli dopo che hanno completato tutte le attività, dai corsi scolastici alle lezioni di catechismo, lasciando libero il resto della giornata per il tempo in famiglia.”
Un ulteriore vantaggio? Dare una possibilità anche ai bambini che, per ragioni economiche o logistiche, non hanno nessuno che possa accompagnarli alle attività extrascolastiche o pagare per esse. Portare queste opportunità direttamente nelle scuole garantirebbe un accesso più equo allo sviluppo dei talenti di ogni bambino.
Il dibattito sulle ore scolastiche si accende
L’idea di prolungare la permanenza a scuola senza aumentare le ore di insegnamento è stata recentemente discussa anche nel programma televisivo Il-Każin
, dove un ex ministro delle Finanze del PN ha proposto di integrare le attività extrascolastiche direttamente nel sistema educativo.
Ma il tema è diventato ancora più caldo dopo la pubblicazione di un rapporto della National Commission for the Promotion of Equality (NCPE), che ha evidenziato una “marcata incompatibilità”
tra l’orario scolastico ridotto di Malta e la tipica giornata lavorativa di otto ore.
Secondo la NCPE, Malta ha uno degli orari scolastici più brevi dell’Unione Europea, mettendo sotto pressione famiglie e studenti.
Riuscirà questa proposta a cambiare il volto della scuola maltese?