Le università britanniche, un tempo magnete irresistibile per gli studenti di tutto il mondo, stanno vivendo un momento critico. Le nuove restrizioni sui visti stanno spingendo sempre più giovani a cercare opportunità altrove, infliggendo un colpo durissimo alle finanze delle istituzioni accademiche.
Nel 2022, il Regno Unito accoglieva quasi 760.000 studenti stranieri, secondo solo agli Stati Uniti in questa corsa globale all’istruzione. Ma l’anno scorso, il numero di visti studenteschi è calato del 5%, e le domande tra luglio e settembre hanno segnato un crollo del 16% rispetto allo stesso periodo del 2023. Un’emorragia che rischia di mettere in ginocchio molte università, che dipendono dai cospicui contributi economici degli studenti internazionali.
Leo Xui, un ventenne cinese che ha scelto di studiare scienze della popolazione e della salute all’University College London, spiega: “È un investimento per la mia carriera. Quando tornerò in Cina, potrò candidarmi presso aziende internazionali.”
Ma questo sogno ha un prezzo elevato: £31.000 all’anno accademico, rispetto ai £9.250 pagati dagli studenti britannici.
Le università britanniche, però, stanno lottando contro un altro nemico implacabile: l’inflazione. “Il finanziamento per studente è al livello più basso dal 2004,”
ha dichiarato Sally Mapstone, presidente di Universities UK, durante un drammatico discorso a settembre. La cifra massima della retta, congelata da anni, è ora una coperta troppo corta per coprire i costi di insegnamento e ricerca.
Molti atenei hanno cercato di attrarre più studenti stranieri per riempire il vuoto finanziario. Alla University of the Arts di Londra e alla Cranfield University, gli studenti internazionali rappresentano oltre metà del totale. Ma le nuove restrizioni imposte dal precedente governo conservatore, rimosso a luglio, hanno complicato la situazione.
Il governo ha vietato agli studenti stranieri di portare con sé i familiari, salvo rare eccezioni, e ha reso impossibile passare direttamente da un visto studentesco a uno lavorativo. Una mossa che ha già avuto effetti devastanti: nei primi quattro mesi del 2024, ci sono state 30.000 domande in meno da parte di studenti internazionali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nick Hillman, direttore dell’Higher Education Policy Institute, non usa mezzi termini: “Questi numeri confermano i nostri timori: le nuove regole hanno reso il Regno Unito una meta meno attraente per lo studio.”
E così, i sogni accademici di molti si stanno spostando altrove: Canada, Australia e Paesi Bassi sono diventati nuovi paradisi per chi cerca un’istruzione di qualità in lingua inglese. “La situazione è davvero difficile per noi,”
ha ammesso una docente, che preferisce restare anonima. Le università britanniche stanno già tagliando corsi e posti di lavoro per sopravvivere.
Tuttavia, alcune istituzioni stanno giocando una nuova carta. Coventry University ha aperto campus in Egitto, Marocco, India e Cina, offrendo agli studenti l’opportunità di ottenere una laurea britannica senza mai mettere piede nel Regno Unito. “Al termine degli studi, ricevono comunque un diploma di Coventry University,”
spiega Ian Dunn, provost dell’ateneo, sottolineando che la Brexit ha già ridotto drasticamente il numero di studenti europei iscritti.
Ma la domanda resta: riusciranno le università britanniche a superare questa tempesta? La competizione globale non è mai stata così feroce.
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