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Malta

Undici ONG denunciano: il sistema giudiziario ha fallito ancora una volta

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Urgente, straziante, inaccettabile : undici ONG lanciano un appello disperato per migliorare il sistema giudiziario maltese, accusato di aver fallito ancora una volta nel proteggere una donna vittima di violenza sessuale. La denuncia arriva dopo una sentenza scioccante che ha gettato nello sconforto non solo la vittima, ma anche chi lotta ogni giorno per i diritti delle donne.

La Women’s Rights Foundation, insieme ad altre dieci organizzazioni, parla chiaro: “C’è un urgente bisogno di rimedi giudiziari rapidi ed efficaci per le donne che hanno subito stupri e violenze sessuali.” L’appello è scaturito dopo la sentenza che ha giudicato consensuale un presunto stupro tra una paziente di Mount Carmel Hospital e il suo assistente. La stessa fondazione ha rilanciato l’hashtag #westandwithemma  in solidarietà con la donna.

Emma Attard, la protagonista di questa drammatica vicenda, aveva raccontato al Times of Malta nel 2022 di essersi sentita “abbandonata”  dal sistema dopo aver denunciato lo stupro, avvenuto nella sua abitazione appena tre settimane dopo essere stata dimessa dall’ospedale. La sentenza, annunciata solo la scorsa settimana, ha scatenato un’ondata di indignazione.

In un video carico di emozione e rabbia, Emma ha condiviso la sua incredulità con il mondo: “Mi è stato detto che è stata colpa mia, che gli ho permesso di violentarmi e che tutto è colpa mia. Mi hanno detto che non sembrava esserci stato alcun abuso.”

Non si è fermata qui: “Lei [il magistrato] non capisce cosa significhi consenso. Dati tutti i rapporti scritti, credo sia necessaria una maggiore consapevolezza su cosa significhi realmente dare il consenso.”

Un sistema sotto accusa

Le undici ONG non hanno usato mezzi termini. Dopo due anni di procedimento, denunciano che la donna non ha mai avuto la possibilità di testimoniare in tribunale e che l’accusato non è stato neanche interrogato. Un dettaglio scioccante che, secondo le organizzazioni, rappresenta una chiara violazione della Convenzione di Istanbul e della Direttiva Europea sui Diritti delle Vittime.

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Lo squilibrio di potere tra paziente e assistente è stato un punto focale della dichiarazione congiunta: “Questo squilibrio solleva seri dubbi sulla possibilità che la donna coinvolta nel caso abbia potuto dare un consenso reale e significativo.” Ma non solo. Le ONG hanno anche ricordato come “una comune reazione al trauma sia il congelamento”, chiarendo un concetto fondamentale: “L’assenza di prove fisiche di violenza o coercizione non può mai essere considerata una prova di consenso.”

Emma stessa ha raccontato in lacrime la paralisi vissuta durante l’aggressione: “Mi sono bloccata… ero terrorizzata; temevo per la mia vita, per Dio santo, che mi avrebbe uccisa.”

Un appello alla giustizia

Le ONG chiedono ora a gran voce l’implementazione completa della Direttiva Europea sui Diritti delle Vittime e l’introduzione di una formazione obbligatoria per polizia, magistrati e procuratori sul concetto di consenso e sull’impatto devastante che le violenze sessuali hanno sui sopravvissuti.

“Le donne che hanno subito stupri o aggressioni sessuali devono poter riporre piena fiducia nelle nostre istituzioni affinché venga loro garantita giustizia in modo tempestivo ed efficace,” hanno dichiarato le organizzazioni. Negare questa giustizia, sottolineano, significa costringere le vittime a rivivere inutilmente il loro trauma: “Le loro voci devono essere ascoltate.”

La dichiarazione è stata firmata da Women’s Rights Foundation, Dar Hosea, Dar Merhba, Bik Foundation, SOAR Malta, FIDEM Foundation, Men Against Violence, Moviment Graffitti, Malta Women’s Lobby – MWL, Maltese Association of Social Workers e The Lisa Maria Foundation.

Come stare accanto a una vittima

Kyra Borg, responsabile dei servizi CVSA (Care for Victims of Sexual Assault) di Victim Support Malta, ha spiegato nel 2022 al Times of Malta come aiutare concretamente chi ha vissuto un trauma simile: “Sedetevi, ascoltate e siate presenti per quella persona.”

Borg ha continuato: “Non preoccupatevi di non sapere cosa dire. Non giudicate, chiedete loro come stanno, come stanno vivendo questa situazione e rimanete concentrati su quello che vi stanno raccontando. Chiedete se hanno bisogno di qualcosa e come potete aiutarle, senza fare supposizioni. Non cambiate argomento: questo aumenterebbe il loro senso di vergogna.”

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In momenti così delicati, la cosa più importante è offrire sostegno e ascolto, senza minimizzare o scappare dalla conversazione.

Per supporto, è possibile contattare Victim Support Malta al numero 2122 8333 o tramite email all’indirizzo info@victimsupport.org.mt .

Foto: Shutterstock.com.

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