Un gesto straordinario che unisce solidarietà e riabilitazione: i detenuti del Corradino Correctional Facility sono pronti a costruire mobili destinati a 29 appartamenti per pazienti oncologici in cura a Londra. Questa iniziativa, chiamata “Għal Puttinu mill-Qalb”
, è il frutto della collaborazione tra il Ministero dell’Interno e Puttinu Cares, un’organizzazione benefica che da anni offre sostegno a chi affronta malattie gravi.
“Dietro le sbarre, daremo una nuova vita al legno per regalare un po’ di sollievo a chi lotta contro il cancro,”
ha dichiarato il ministro Byron Camilleri, sottolineando come questo progetto rappresenti un’importante opportunità di riscatto per i detenuti. Con il loro lavoro, contribuiranno a completare gli appartamenti a Sutton, un progetto ambizioso che testimonia la forza della solidarietà.
Da tempo, il ministero punta sulla formazione professionale come chiave per il reinserimento sociale dei detenuti. “Non si tratta solo di costruire mobili, ma di costruire nuove speranze e opportunità per il futuro,”
ha aggiunto Camilleri.
Non è tutto: i detenuti saranno retribuiti per il loro impegno, con una paga mensile di circa 300 euro. Una somma simbolica, certo, ma che porta con sé un grande valore umano. “Contribuire a una causa così nobile è per loro fonte di immensa soddisfazione,”
ha detto il ministro, lasciando aperta la possibilità di futuri aumenti salariali, pur riconoscendo le alte spese già sostenute dal carcere.
Puttinu Cares, che ha realizzato diversi appartamenti nel Regno Unito per accogliere i malati in cura, si è detta entusiasta del progetto. Angela Cuschieri, presidente dell’organizzazione, ha spiegato che queste nuove abitazioni, dal costo complessivo di 25 milioni di euro, rappresentano un’importante estensione del complesso di Sutton. “All’inizio ero scettica per le complicazioni legate alla Brexit, ma ora vedo che questa iniziativa unisce tutti per una causa davvero straordinaria,”
ha affermato.
Il direttore del Corradino Correctional Facility, Christopher Siegersma, ha condiviso un momento emozionante leggendo una lettera scritta da un detenuto coinvolto nel progetto: “Sono grato. Grato perché quello che farò oltre questo muro lascerà un impatto positivo.” Parole semplici, ma cariche di significato, che riflettono la trasformazione di chi, con gesti concreti, cerca di riscrivere il proprio destino.
“Questa è anche un’iniziativa che sostiene indirettamente le vittime,”
ha concluso Camilleri, evidenziando come il coinvolgimento dei detenuti in progetti di solidarietà favorisca il loro reinserimento nella società in un modo che non danneggia nessuno.
Foto e Video: Jonathan Borg