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Malta

L’ultima ora di Agius: chiude il negozio simbolo di Valletta

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L’ultima notte del 2024 ha segnato un addio struggente per Valletta: i fratelli Joe e Maurice Agius, simboli di una tradizione che ha attraversato generazioni, hanno abbassato per l’ultima volta la saracinesca di A. Agius Watch Dealers. Un negozio che per quasi 90 anni è stato testimone di storie straordinarie, servendo regine, presidenti e primi ministri, ha chiuso i battenti, lasciando un vuoto nel cuore della capitale.

La “A” del nome del negozio era dedicata al padre Anthony, l’uomo che nel 1935 diede vita all’attività in Melita Street. Maurice, oggi 81enne, ricorda con orgoglio la storia di suo padre: “Da bambino contrasse la poliomielite e questo gli impedì di essere arruolato nell’esercito. Così nostro nonno, che vendeva fiori e soldatini di piombo, gli regalò una piccola bottega per vendere orologi.”

Maurice si unì al padre a soli 15 anni, fresco di scuola, seguito pochi anni dopo dal fratello Joe, oggi 73enne. “Un giorno, dopo la scuola, dissi a mio padre che non volevo più studiare. Pensavo mi avrebbe rimproverato, ma mi chiese solo: ‘Sei sicuro?’ Il mattino dopo, mia madre mi svegliò dicendo che papà voleva parlarmi. Mi disse: ‘Vestiti, vieni a lavorare.’”

La famiglia era il centro dell’universo per Anthony Agius, che aiutò anche i suoi fratelli a fondare altre botteghe di orologi. “Voleva che tutti avessero successo, proprio come lui. Per nostro padre, la famiglia veniva sempre prima,”  racconta Maurice.

Il negozio divenne presto una meta ambita, attirando una clientela esclusiva. Tra i tanti nomi illustri che hanno acquistato orologi da A. Agius Watch Dealers c’è quello della regina Elisabetta II. Durante la sua visita a Malta nel 1954, inviò un rappresentante con un assegno del Royal Purse per acquistare un orologio. “Abbiamo avuto clienti di ogni tipo, dai primi ministri ai presidenti. Molti di loro erano amici, non solo clienti,”  dice Maurice, menzionando nomi come Guido de Marco, Eddie Fenech Adami e George Vella.

Tra gli aneddoti più curiosi, Maurice ricorda i piloti dell’aeronautica indiana che, in viaggio dal Regno Unito, facevano tappa a Malta per acquistare decine di orologi, probabilmente destinati al mercato del contrabbando. “Ricevevamo telegrammi con ordini enormi e poi caricavamo tutto su camion militari. Alla fine della giornata, avevo la schiena a pezzi!”

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Ma non sono mancate le difficoltà. Nel 1969, un’esplosione devastò la bottega di uno zio, ferendo lui e un cugino. “Non dimenticherò mai quel giorno. Il negozio era in rovina, ma fortunatamente nessuno morì,”  racconta Maurice.

Nonostante l’arrivo degli smartwatch, i fratelli resistettero, confidando nella passione per l’artigianato. Negli anni 2010, furono tra i primi a vendere smartwatch, ma l’esperimento durò poco. “Non sapevamo nemmeno come funzionassero!”  ride Joe.

Oggi, il panorama è cambiato e Maurice osserva con rammarico: “Una volta c’era una comunità tra i negozianti. Se avevi una brutta giornata, i vicini ti tiravano su di morale. Ora questo non esiste più.”

La decisione di chiudere il negozio è arrivata due mesi fa, quando Joe si è ammalato. _“Ci siamo chiesti: ‘Stiamo esagerando? Dobbiamo davvero continuare?’_” spiega Maurice. Entrambi concordano: “La famiglia viene prima di tutto.”

Ora Maurice si dedicherà alla moglie, la cui salute è peggiorata, mentre Joe pianifica di visitare i suoi figli all’estero. “Abbiamo avuto un’esperienza straordinaria, ma non ci mancherà. Il negozio vivrà nei ricordi di chi ci ha conosciuto,”  conclude Maurice.

Foto e video: Karl Andrew Micallef

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