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Malta

Corsa contro il tempo: genitori lottano per evitare l’estradizione del figlio

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Chris e Lucienne Meli sono due genitori che vivono in un incubo senza fine, terrorizzati da un futuro che potrebbe portar via loro il figlio. Daniel Meli, un giovane maltese di 28 anni, è l’uomo al centro di una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica e spinto il parlamento a cambiare una legge fondamentale. Eppure, ironia della sorte, questa modifica potrebbe non arrivare in tempo per salvare proprio lui, l’uomo che ha fatto scattare tutto.

I Meli sono disperati e fanno appello ai parlamentari, chiedendo che il parlamento si riunisca prima di ottobre, temendo che la sentenza del tribunale arrivi prima che la legge possa essere cambiata. Sanno che il tempo non è dalla loro parte. Sanno che se la legge non viene approvata in tempo, il tribunale potrebbe ordinare l’estradizione del loro figlio, condannandolo a una vita lontano da Malta e dai suoi cari.

Questa storia ha dell’incredibile. Daniel è accusato dagli Stati Uniti di aver venduto strumenti di hacking sul dark web. Arrestato a febbraio, inizialmente aveva acconsentito all’estradizione, ma ha cambiato idea dopo aver assunto nuovi avvocati che hanno sollevato gravi dubbi: il tribunale non aveva verificato se fosse mentalmente idoneo a prendere una decisione così devastante. Ora, Daniel rischia fino a 40 anni di carcere se giudicato colpevole di tutte le accuse.

Chris e Lucienne, in un misto di angoscia e speranza, hanno visto il governo e l’opposizione unirsi in un raro momento di concordia per cambiare una legge che potrebbe salvare loro figlio. Ma tutto questo potrebbe essere inutile se il parlamento non si muove in tempo. “Ci preoccupa il suo benessere negli Stati Uniti,” confessa la madre con voce tremante. “Sarebbe solo, lontano dalla famiglia e non potremmo andarlo a trovare. Inoltre, ci preoccupa anche la questione dei farmaci: qui li riceve gratuitamente, ma là no.”

Il giorno dell’arresto di Daniel, il 7 febbraio, è inciso nella loro memoria come una ferita aperta. Tornati a casa, hanno trovato la polizia che perquisiva ogni stanza, sequestrando computer, tablet e ogni altro dispositivo elettronico. In pochi minuti, il loro mondo è crollato. Daniel è stato portato via e non è più tornato.

Inizialmente credevano che Daniel sarebbe stato processato a Malta, ma il giorno dopo la situazione è precipitata. Gli Stati Uniti volevano lui, e solo 15 minuti dopo si trovavano davanti al magistrato, con la terribile decisione di accettare l’estradizione. Una decisione presa sotto una pressione inimmaginabile, un errore che avrebbero presto compreso nella sua tragica portata.

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E il prezzo di quell’errore è alto. Gli era stato detto che, collaborando con l’FBI, Daniel avrebbe potuto ricevere una condanna massima di cinque anni, riducibili a tre con buona condotta. Ma presto hanno scoperto l’amara verità: ogni accusa comporta fino a cinque anni di carcere, e le accuse sono molte. Daniel rischia 40 anni lontano dalla sua famiglia, 40 anni di vita rubata.

Ma non è solo una questione di anni o di numeri. I Meli sanno che non avrebbero mai potuto prendere una decisione informata in quei 15 minuti maledetti. “Eravamo scioccati quanto nostro figlio,” ricorda la madre. In quel momento, Daniel, confuso e spaventato, si è girato verso il padre come un agnello smarrito: “Che devo fare, pà?”

Da quando questa vicenda è divenuta pubblica, i Meli hanno ricevuto un’ondata di solidarietà. Persone da tutta Malta, anche perfetti sconosciuti, si sono fatte avanti per offrire aiuto e sostegno. “Abbiamo ricevuto messaggi da persone che non ci conoscono, ma che ci hanno offerto il loro aiuto,”  racconta il padre con un filo di speranza.

“Daniel ci manca terribilmente. Quando parliamo, è sempre preoccupato per il cane. Teme che si dimentichi di lui,”  confida la madre, trattenendo le lacrime. Il futuro di Daniel è avvolto nell’incertezza, e ogni giorno che passa, la paura cresce.

Foto: Karl Andrew Micallef

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