Un’impresa incredibile ha scolpito il suo nome nella storia: una squadra privata di pionieri è diventata la prima in assoluto composta da civili a compiere delle passeggiate spaziali. La NASA ha descritto questa missione come “un enorme passo avanti”
per l’intera industria spaziale commerciale.
La missione Polaris Dawn di SpaceX, capitanata dal miliardario del fintech Jared Isaacman, è decollata martedì mattina dal Kennedy Space Center in Florida, portando l’equipaggio più lontano nello spazio di quanto chiunque sia mai andato negli ultimi cinquant’anni, dai gloriosi giorni del programma Apollo. Ma questa volta, non erano astronauti professionisti: erano civili comuni che hanno sfidato l’ignoto, spingendosi in profondità nell’oscurità infinita dello spazio.
Giovedì mattina, con la navicella Dragon che orbitava a ben 700 chilometri dalla Terra, l’equipaggio ha iniziato a ricevere ossigeno puro nelle loro tute spaziali, segnando l’inizio della loro attività extraveicolare (EVA). Alle 10:12 GMT, la storia era già scritta.
Poco dopo, Isaacman ha aperto il portello e si è proiettato all’esterno, afferrando i supporti della struttura chiamata “Skywalker”
, mentre sotto di lui si srotolava uno spettacolo che solo pochi esseri umani hanno avuto il privilegio di vedere: il nostro pianeta, magnificamente lontano.
“È spettacolare,”
ha esclamato Isaacman al controllo missione di Hawthorne, in California, mentre il team sulla Terra esplodeva in un tripudio di festeggiamenti per il superamento di ogni tappa cruciale. Un altro successo clamoroso per SpaceX, l’azienda che Elon Musk ha fondato nel 2002, ormai una vera potenza dello spazio.
“Il successo di oggi rappresenta un enorme passo avanti per l’industria spaziale commerciale e per l’obiettivo della NASA di costruire un’economia spaziale vibrante negli Stati Uniti” ha twittato Bill Nelson, il capo della NASA, elogiando questa conquista epocale.
Ma dietro questa spettacolare missione c’è stato un lungo e meticoloso lavoro. Prima che il portello fosse aperto, l’equipaggio ha seguito una complessa procedura di “prebreathe”
per eliminare l’azoto dal sangue e prevenire la malattia da decompressione. La pressione all’interno della cabina è stata poi gradualmente abbassata per allinearsi al vuoto cosmico che li attendeva fuori.
Isaacman e Sarah Gillis, ingegnere di SpaceX e sua compagna di viaggio nello spazio, hanno passato alcuni minuti a eseguire test di mobilità nelle nuove tute spaziali di SpaceX, progettate con tecnologie all’avanguardia: display integrati nel casco, telecamere, e sistemi di mobilità articolare avanzati. Dopo aver completato i test, i due hanno fatto ritorno nella navicella.
L’attività extraveicolare si è ufficialmente conclusa dopo un’ora e 46 minuti, quando la cabina è stata repressurizzata. Ma, nonostante l’enorme valore simbolico e tecnologico di questa passeggiata spaziale, c’è chi ricorda le imprese dei primi pionieri dello spazio, quei temerari che si avventuravano nel vuoto attaccati solo da un sottile cavo, come il cosmonauta sovietico Alexei Leonov, o gli astronauti dello Space Shuttle che, con zaini a reazione, volavano completamente sganciati.
A differenza delle missioni precedenti, la Dragon non dispone di una camera d’equilibrio: per questo, l’intero equipaggio è stato esposto al vuoto spaziale. Scott Poteet, pilota della missione, e Anna Menon, ingegnere di SpaceX, sono rimasti all’interno della navicella, monitorando con attenzione i sistemi vitali di supporto.
“Il rischio è sicuramente maggiore di zero, e sicuramente più alto di qualsiasi cosa sia mai stata compiuta su base commerciale”
ha commentato l’ex amministratore della NASA, Sean O’Keefe.
Ma questa missione audace non si è fermata qui. La navicella Dragon ha raggiunto altezze vertiginose, con un picco di 870 miglia (1.400 chilometri), tre volte l’altitudine della Stazione Spaziale Internazionale, penetrando in una zona chiamata la cintura interna di radiazioni di Van Allen, un luogo pericoloso, saturo di particelle ad alta energia.
L’intero equipaggio ha passato oltre due anni a prepararsi per questo momento, con centinaia di ore di addestramento su simulatori, missioni di paracadutismo, immersioni subacquee e la scalata di un vulcano in Ecuador, tutto in vista di questa storica missione.
Ma il loro lavoro non è finito: tra le prossime sfide, ci sarà il test delle comunicazioni satellitari laser tra la navicella e l’immensa rete di satelliti Starlink. Non solo: l’equipaggio condurrà decine di esperimenti, tra cui lo studio di lenti a contatto con microelettronica incorporata per monitorare i cambiamenti nella pressione e nella forma dell’occhio nello spazio.
Polaris Dawn è solo la prima di tre missioni previste dal programma Polaris, una collaborazione tra Isaacman e SpaceX. I dettagli finanziari dell’accordo sono segretissimi, ma Isaacman, il 41enne fondatore e CEO di Shift4Payments, ha investito circa 200 milioni di dollari del suo patrimonio per guidare la missione Inspiration4 di SpaceX nel 2021, che ha visto il primo volo orbitale di un equipaggio completamente civile.
La missione finale del programma Polaris punta ancora più in alto: sarà il primo volo con equipaggio dello Starship di SpaceX, un prototipo di razzo di nuova generazione, essenziale per il sogno più ambizioso di Elon Musk, la colonizzazione di Marte.
Foto: AFP
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