Marina Abramovic, l’artista concettuale più controversa e rivoluzionaria dei nostri tempi, è pronta a scuotere il mondo dell’arte ancora una volta, e questa volta lo farà direttamente dalla Cina. Sì, proprio quel Paese che decenni fa fu lo scenario di una delle sue performance più iconiche e audaci, quella che la vide percorrere migliaia di chilometri lungo la Grande Muraglia. Oggi, a distanza di anni, Abramovic, all’età di 77 anni, è finalmente pronta a inaugurare la sua prima grande mostra in Cina. Ma non sarà una semplice esposizione. Sarà qualcosa di mai visto prima.
“Ho sempre sognato di poter esporre qui” ha dichiarato Abramovic in un’intervista esclusiva rilasciata a Shanghai. “Per esporre qui, devi essere invitata – e finalmente sono stata invitata.” E così, questo sogno a lungo atteso si realizza con l’apertura, giovedì, della sua più grande mostra di sempre presso il Modern Art Museum di Shanghai. Ma attenzione, Abramovic non si accontenta di esporre: promette qualcosa di “molto diverso da qualsiasi altra mostra mai fatta… totalmente interattiva.”
Un evento che, nelle sue parole, sarà radicale, esattamente come la Cina oggi merita.
Il percorso di Abramovic con la Cina iniziò nel 1988, quando, assieme al suo partner creativo e romantico, l’artista tedesco Ulay, progettò di camminare da estremità opposte della Grande Muraglia per incontrarsi a metà strada e sposarsi. Ma come ogni grande opera d’arte, anche questa ebbe una svolta drammatica. Gli anni di attesa per l’autorizzazione delle autorità cinesi furono così lunghi che, nel frattempo, la loro relazione si era sgretolata. Quando si incontrarono a metà strada, invece di un matrimonio, arrivò la rottura. Una storia così, chi potrebbe dimenticarla?
Ma il tempo passa, e oggi Abramovic torna in Cina con una nuova mostra, intitolata Transforming Energy, che include video e foto di quel memorabile progetto, insieme a nuove opere, tutte arricchite da cristalli brasiliani. E come sempre, il pubblico non sarà un semplice spettatore, ma un protagonista: i visitatori saranno invitati a interagire con le opere, camminando sotto di esse, sdraiandosi o collaborando con estranei per “completarle” attraverso gesti corporei. Un’esperienza che promette di essere un vero e proprio “detox” dalle tecnologie moderne. “Vorrei davvero un detox tecnologico durante questa mostra,”
ha detto Abramovic, incoraggiando i visitatori a spegnere i loro telefoni. Un compito non da poco in una città come Shanghai, dove i social media sono parte integrante della vita quotidiana.
Marina Abramovic è nata nell’ex Jugoslavia, ma è diventata famosa per aver abbattuto le barriere tra l’artista e l’opera, rendendo il suo stesso corpo parte integrante delle sue performance. Nel 1974, con la performance Rhythm Zero
, Abramovic invitò il pubblico a fare di lei ciò che voleva, utilizzando una serie di oggetti, tra cui una rosa e una pistola. Con il passare del tempo, il pubblico divenne violento, scoprendo che poteva agire senza conseguenze. Eppure, Abramovic non ha mai smesso di esplorare i confini dell’interazione umana e artistica.
Solo quest’anno, al Glastonbury Festival, ha guidato centinaia di persone in un rito collettivo di sette minuti di silenzio, indossando un abito bianco a forma di simbolo di pace. “Credo che le persone siano attratte dal mio lavoro perché amano sentirsi parte di qualcosa a livello umano” ha detto Abramovic. “Non mento, dico la verità, non pretendo nulla, mostro vulnerabilità e, in qualche modo, questo è reale.” E questo, dice, genera non solo amore, ma anche una grande responsabilità.
Tornare in Cina, oggi, ha un significato particolare per Abramovic. Durante il suo primo viaggio, nel 1988, il paese era molto diverso da quello che conosciamo ora. “Non c’era una macchina, solo biciclette,” ricorda. Eppure, nonostante i cambiamenti, la Cina le sembra ancora “casa”, in quanto figlia di funzionari comunisti. “Vengo dal comunismo, sono una lavoratrice instancabile, con forte disciplina e dedizione,”
spiega Abramovic, sottolineando come anche i cinesi siano noti per la loro etica del lavoro e la dedizione.
E per quanto riguarda la politica? Abramovic preferisce non addentrarsi troppo nel tema. Quando le è stato chiesto se fosse ironico che un governo comunista l’abbia accolta ora, dopo essere stata criticata per i suoi lavori in Jugoslavia, ha risposto seccamente: “Il mio lavoro non è politico, quindi non parlo di politica.”
Ma è chiaro che il suo legame con la cultura cinese va oltre la politica. Durante il suo cammino sulla Grande Muraglia, Abramovic sviluppò un interesse per le pratiche di guarigione tradizionali, che la portarono a un’ossessione duratura per i cristalli e i loro presunti poteri. Nella mostra di Shanghai, ci saranno guide specializzate che eseguiranno azioni meditative con opere progettate per aiutare i partecipanti a canalizzare l’energia che, secondo Abramovic, i cristalli contengono. “Le persone dovrebbero parlarsi, innamorarsi l’una dell’altra – e questa mostra, in un certo senso, è un ritorno romantico alla semplicità” ha detto Abramovic. “Non mi piace vedere i giovani seduti al tavolo a mandarsi messaggi, abbiamo perso il contatto umano semplice.”
Foto: Agatha Cantrill/AFPTV/AFP