Connect with us

World

Tregua fragile: il ritorno dei palestinesi tra macerie e dolore

Published

on

Fiumi di palestinesi si riversano a nord della Striscia di Gaza, disperati ma determinati a ricostruire le loro vite dopo mesi di devastazione. Questo lunedì, un accordo tra Israele e Hamas ha dato il via libera al rilascio di altri sei ostaggi e al ritorno degli sfollati, ma dietro questa fragile tregua si cela una realtà inquietante: otto ostaggi, che dovevano essere liberati nella prima fase dell’accordo, sono stati dichiarati morti dal governo israeliano.

Tra lacrime e speranza, migliaia di famiglie si sono messe in marcia lungo la strada costiera di al-Rashid, portando con sé quel poco che sono riusciti a salvare. Le immagini mostrano scene di pura emozione. “Questo è il giorno più felice della mia vita,” ha detto Lamees al-Iwady, 22 anni, appena rientrata a Gaza City dopo essere stata costretta a fuggire più volte. “Sento che la mia anima e la mia vita mi sono state restituite. Ricostruiremo le nostre case, anche se dovremo farlo con fango e sabbia.”

Ma a ogni passo verso casa si svela l’entità devastante della distruzione. Le stime del governo di Hamas parlano di 135.000 tende e caravan necessari per offrire un rifugio temporaneo alle famiglie che tornano nei quartieri ridotti in macerie.

Hamas ha definito il ritorno “una vittoria” contro i tentativi di occupazione e sfollamento. Tuttavia, le tensioni non mancano. Le parole dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha proposto di “ripulire Gaza”  trasferendo i palestinesi in Giordania ed Egitto, hanno scatenato un’ondata di condanne da parte dei leader della regione.

Per il popolo palestinese, il solo pensiero di un trasferimento forzato richiama i dolorosi ricordi della Nakba del 1948, quando centinaia di migliaia furono costretti a lasciare le loro terre durante la creazione dello Stato di Israele. “Non lasceremo mai la Palestina o Gaza, qualunque cosa accada,”  ha affermato Rashad al-Naji, uno degli sfollati che ora guarda al futuro con determinazione.

Giordania ed Egitto si sono fermamente opposti a qualunque progetto di reinsediamento. “La nostra opposizione allo spostamento dei palestinesi è ferma e immutabile,” ha dichiarato il ministro degli Esteri giordano Ayman Safadi. Allo stesso modo, il ministero degli Esteri egiziano ha ribadito che i diritti dei palestinesi sono “inalienabili.” La Lega Araba ha denunciato questi piani come una forma di “pulizia etnica.”

Advertisement

Nel frattempo, la tregua negoziata tra Israele e Hamas ha dato il via agli scambi di ostaggi e prigionieri. Israele ha consentito il ritorno dei palestinesi a nord dopo un nuovo accordo che prevede il rilascio di sei ostaggi: tre giovedì e tre sabato. Durante questa tregua, 33 ostaggi israeliani saranno liberati in cambio di circa 1.900 prigionieri palestinesi. Sabato scorso, uno scambio ha visto la liberazione di quattro soldatesse israeliane in cambio di 200 prigionieri palestinesi. Tuttavia, il dramma rimane: otto ostaggi previsti per la liberazione sono stati confermati morti, un colpo devastante per le famiglie coinvolte.

I numeri del conflitto restano spaventosi. Dal devastante attacco di Hamas il 7 ottobre 2023, che ha causato la morte di 1.210 persone, la risposta israeliana ha portato a oltre 47.000 vittime a Gaza, secondo il ministero della salute locale. La maggior parte di queste vittime sono civili, un bilancio straziante che pesa su entrambe le parti.

Per molti, il ritorno a nord rappresenta una speranza, ma anche una sfida immensa: riusciranno queste famiglie a ricostruire le loro vite in una terra che porta ancora le cicatrici profonde della guerra?

Foto: AFP

Continue Reading