Un dramma silenzioso si consuma tra le mura domestiche di Malta: nel 2023 ben 3.589 persone hanno trovato il coraggio di denunciare violenza domestica o di chiedere aiuto ai servizi di supporto disponibili. Un dato sconvolgente, con un incremento di circa 500 casi
rispetto all’anno precedente, che dipinge un quadro inquietante della situazione attuale.
La maggior parte delle vittime ha cercato aiuto una sola volta (59,3%), mentre un 23,6% ha avuto bisogno di supporto almeno due volte e un significativo 17% ha dovuto rivolgersi ai servizi tre o più volte. Complessivamente, le istituzioni hanno registrato 6.050 episodi di violenza, contando anche chi si è rivolto a più di un servizio. Tra i principali punti di riferimento, spiccano l’Unità Violenza Domestica (DVU) di Aġenzija Appoġġ con 2.557 casi e la Polizia Maltese, che ha ricevuto 2.244 denunce
nell’anno appena trascorso.
Le vittime appartengono principalmente alla fascia d’età tra i 30 e i 39 anni (28,5%) e a quella dai 50 anni in su (26,8%), con una netta prevalenza di cittadini maltesi (83,4%).
“Quasi tre quarti dei casi coinvolgono violenza psicologica”, un dato che evidenzia il peso emotivo di questa piaga, mentre il 41,3% delle segnalazioni riguarda episodi di violenza fisica. Ancora più preoccupanti sono i 13,9% di casi
che comprendono forme di violenza sessuale, economica o altre.
A emergere in modo netto sono anche le statistiche sui responsabili: oltre il 92% delle persone che accedono ai servizi per perpetratori di violenza domestica sono uomini. Programmi come “Stop!”, gestito dal Dipartimento di Probation e Parole e dall’Agenzia per i Servizi Correttivi, si occupano quasi esclusivamente di uomini. Tuttavia, uno dei servizi più particolari, dedicato alla “Violenza da figli verso i genitori”
, ha visto una percentuale significativa di utenti donne, pari al 34,6%.
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