La morte di Susan McGowan, avvenuta due settimane dopo aver iniziato un trattamento con tirzepatide – meglio conosciuto come Mounjaro – ha scosso profondamente il Regno Unito. Questo farmaco, considerato una rivoluzione nella lotta contro l’obesità, è ora sotto i riflettori non solo per le sue promesse, ma anche per i suoi potenziali rischi letali.
Per la prima volta, un decesso è stato ufficialmente collegato all’uso di Mounjaro, stando a quanto riportato dalla BBC. Il certificato di morte di Susan elenca come cause immediate “insufficienza multiorgano, shock settico e pancreatite”, indicando chiaramente “l’uso del farmaco prescritto tirzepatide”
come fattore determinante. Un destino crudele per la donna, che aveva acquistato il farmaco da una farmacia online registrata. Dopo la seconda iniezione, Susan ha iniziato a provare dolori addominali lancinanti e forti episodi di vomito. Nonostante il ricovero nell’ospedale dove lei stessa lavorava, i colleghi non sono riusciti a salvarla.
Nel frattempo, il governo britannico ha deciso di scommettere su Mounjaro con un investimento di ben 279 milioni di sterline. La multinazionale americana Eli Lilly condurrà un ambizioso trial quinquennale, coinvolgendo fino a 3.000 pazienti, tra cui disoccupati e persone gravemente obese. Un progetto che, secondo il Ministro della Salute Wes Streeting, potrebbe alleggerire il peso insostenibile che l’obesità rappresenta per il sistema sanitario nazionale, il quale deve far fronte a milioni di casi e a un aumento preoccupante di giorni di malattia. “L’obesità sta causando alle persone di prendere in media quattro giorni di malattia in più, mettendo un’enorme pressione sul NHS”
, ha dichiarato.
Secondo i dati governativi, oltre un quarto della popolazione adulta britannica era obesa nel 2023, un aumento significativo rispetto al 2015-2016. Anche l’OMS ha sottolineato la gravità della situazione: il Regno Unito presenta tassi di obesità superiori a tutti i Paesi dell’UE, fatta eccezione per Malta.
Il Primo Ministro Keir Starmer ha difeso con forza l’uso di farmaci per la perdita di peso, sostenendo che potrebbero essere un tassello fondamentale per riportare le persone al lavoro e alleviare il carico sul sistema sanitario. E mentre si prevede una graduale introduzione del farmaco nel NHS, con l’accesso previsto per 250.000 pazienti nei prossimi tre anni, il caso di Susan McGowan solleva una domanda cruciale: quanto siamo disposti a rischiare per combattere l’obesità?
Foto: BBC