L’esercito siriano ha reagito con una controffensiva devastante contro i ribelli islamisti guidati da Hayat Tahrir al-Sham (HTS), dopo aver subito perdite che hanno scosso profondamente le sue fila. La battaglia si concentra attorno alla città di Hama, una posizione strategica cruciale per proteggere Damasco, il cuore del potere del regime.
I ribelli, in una serie di avanzate lampo, hanno conquistato vasti territori, raggiungendo persino le porte di Hama. La caduta di Aleppo, un tempo simbolo dell’invincibilità del governo, segna un momento storico: “Mai, in oltre un decennio di conflitto, la città era sfuggita al controllo governativo.” La testimonianza di un medico nella città rivela il dramma umano: “I reparti ospedalieri lavorano al 50% delle capacità, e usiamo le scorte mediche con estrema cautela.”
Nonostante la rapidità dei progressi iniziali, i ribelli stanno incontrando una feroce resistenza a Hama. Questa città, già segnata da un massacro negli anni ’80 sotto il regime di Hafez al-Assad, è oggi nuovamente teatro di violenze. Decenni dopo, le cicatrici di quel tragico evento non si sono ancora rimarginate, alimentando tensioni che non si sono mai sopite.
Le forze governative hanno lanciato un potente contrattacco, supportate da raid aerei congiunti con la Russia. Secondo l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, “le forze del regime hanno respinto i ribelli a circa 10 chilometri dal capoluogo provinciale.”
Ma le perdite umane sono già enormi: più di 600 morti in meno di una settimana, tra cui 104 civili. Le Nazioni Unite riportano che almeno 50.000 persone sono state costrette a fuggire, mentre le immagini mostrano famiglie disperate, cariche di tutto ciò che potevano portare, mentre abbandonano le loro case.
In questo scenario di caos, le dinamiche geopolitiche complicano ulteriormente il quadro. Hezbollah, alleato storico del regime di Assad, ha ridotto la sua presenza in Siria per fronteggiare la guerra contro Israele, mentre la Russia, pur impegnata nel conflitto in Ucraina, continua a sostenere Assad con raid aerei. Iran e Turchia mantengono posizioni opposte: il primo appoggia il governo siriano, mentre il secondo sostiene l’opposizione.
Nonostante i ribelli abbiano conquistato rapidamente terreno, molti analisti dubitano che possano mantenerlo a lungo. Rim Turkmani, esperta del London School of Economics, avverte: “HTS è ben organizzata e ideologicamente motivata, ma si è espansa troppo velocemente e senza solide basi. Presto si renderanno conto che mantenere e governare questi territori sarà al di sopra delle loro capacità.”
Dopo oltre un decennio di guerra, con più di 500.000 morti e milioni di sfollati, il conflitto siriano resta una ferita aperta. Anche se la violenza era calata negli ultimi anni, “il fatto che non ci fossero scontri intensi non significava che il conflitto fosse finito,”
sottolinea Turkmani. La Siria, ancora una volta, si trova sull’orlo di una crisi umanitaria e politica senza fine.
Foto: [Archivio Times Of Malta]