Uno scandalo ha travolto Malta e la sua gestione dei diritti umani: il governo è stato duramente condannato dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per aver tentato di deportare una coppia uigura in Cina, ignorando completamente il rischio di persecuzione che avrebbero affrontato. Un’accusa pesante, che solleva interrogativi inquietanti sul sistema di protezione dei rifugiati nel paese.
La coppia, originaria dello Xinjiang, era arrivata a Malta il 1° agosto 2016 con un visto valido per tre mesi. Pochi giorni prima della scadenza, i due avevano presentato richiesta di asilo politico, sostenendo di essere in pericolo per la loro appartenenza alla minoranza uigura, duramente repressa dal regime cinese. Hanno raccontato di aver subito perquisizioni da parte della polizia cinese e minacce dirette alla loro famiglia.
Ma la loro richiesta è stata respinta il 19 gennaio 2017 dal Commissario per i Rifugiati, che ha stabilito che la coppia “non aveva fornito prove di un timore fondato di persecuzione”.
Un verdetto che ha lasciato i due in una situazione di totale incertezza.
Decisi a non arrendersi, hanno presentato appello alla Refugee Appeals Board (RAB), portando nuove prove delle violazioni dei diritti umani nei confronti degli uiguri. Hanno anche spiegato che trasferirsi altrove in Cina sarebbe stato impossibile, poiché le autorità cinesi hanno l’abitudine di rimandare forzatamente gli uiguri nella regione dello Xinjiang. Ma il 30 ottobre 2017 la RAB ha confermato la decisione del Commissario, sostenendo che la coppia non aveva dimostrato che il ritorno in Cina avrebbe rappresentato un pericolo per la loro vita.
Dopo anni di attesa, nel 2022 il governo maltese ha emesso un ordine di rimpatrio per i due coniugi. Disperati, hanno presentato un ulteriore ricorso all’Immigration Appeals Board (IAB), che ha confermato nuovamente la decisione, affermando che i due “non sarebbero stati a rischio”
una volta rientrati in Cina.
Ma qualcosa non tornava. L’IAB si è concentrato esclusivamente sulla correttezza legale dell’ordine di espulsione, senza valutare minimamente il pericolo che la coppia avrebbe corso in patria. Un errore fatale.
E così, nel gennaio 2023, la coppia si è rivolta alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Dopo un’attenta analisi del caso, la sentenza è stata chiara: Malta ha violato il principio di non-refoulement
, che vieta di rimandare persone in paesi dove rischiano persecuzioni.
La Corte ha demolito l’operato dell’Immigration Appeals Board, criticando la sua incapacità di considerare il rischio reale che gli uiguri affrontano in Cina. “Il tribunale considera questa argomentazione incongruente”
, ha scritto nella sentenza, sottolineando che il compito dell’IAB non era solo verificare la legittimità dell’espulsione, ma anche valutare la minaccia concreta per i richiedenti asilo.
Non è la prima volta che Malta finisce sotto accusa per la gestione delle richieste di protezione internazionale. La Corte ha ricordato un caso del dicembre 2022, in cui un tribunale europeo aveva già ritenuto il paese responsabile per aver ignorato il rischio di persecuzione di un altro richiedente asilo.
Gli uiguri, minoranza turcofona dello Xinjiang, sono da anni bersaglio di una repressione feroce da parte delle autorità cinesi. Un rapporto dell’ONU del 2022 ha denunciato arresti arbitrari, torture e gravi violazioni dei diritti umani ai loro danni.
Neil Falzon, direttore della Aditus Foundation, l’ONG che ha difeso la coppia, ha commentato con soddisfazione la sentenza: “Speriamo che il governo prenda nota di questa decisione e migliori il modo in cui vengono protetti i rifugiati. Siamo onorati di stare al fianco dei nostri coraggiosi clienti, che hanno deciso di sfidare un sistema che ha fallito”.
Ora il governo maltese è sotto pressione. La sentenza della Corte Europea non è solo una vittoria per la coppia uigura, ma un avvertimento chiaro: Malta non può più ignorare i diritti fondamentali dei rifugiati. Ma la vera domanda è un’altra: il governo cambierà davvero il suo approccio o continuerà a chiudere gli occhi di fronte a situazioni come questa?
Foto: AFP