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Malta

Frigoriferi e legno marcio tra i 40 sacchi di rifiuti raccolti alla Batteria Qbajjar

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Domenica i volontari hanno portato via frigoriferi abbandonati, legno marcio e cumuli di vetri rotti dalla Batteria Qbajjar.

Il destino dell’edificio storico abbandonato rimane in un limbo, poiché la ONG Din l-Art Ħelwa (DLH) continua ad aspettare che le autorità prendano una decisione definitiva sul sito, mettendo a rischio i finanziamenti ottenuti per il suo restauro.

L’evento di pulizia ha visto la rimozione di circa 40 sacchi di rifiuti dal sito, tra cui quattro scatole di vetri rotti, pile di legno marcio e frigoriferi abbandonati.

Anche i gruppi di volontariato Nadur Nadif e la sezione di Gozo del Progetto Cast-Out hanno partecipato alla pulizia, insieme al corso di Zumba con Pahola, che utilizza il sagrato della batteria per ospitare sessioni all’aperto. Anche il consigliere comunale di Żebbuġ Daniel Cordina ha assistito alla pulizia.

La DLH ha già ottenuto i permessi e i finanziamenti per dare una nuova vita alla batteria, ma l’iter burocratico per decidere sulla richiesta di tutela è ancora in corso.

Finché l’atto di tutela rimarrà in sospeso, i finanziamenti richiesti non potranno essere trasferiti alla ONG.

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Interrogato su questi ritardi ad aprile, il Ministero della Cultura non ha saputo spiegare perché il processo si sia bloccato così a lungo e ha affermato che ogni richiesta di rilascio di un atto di tutela deve seguire una procedura standardizzata e che attualmente ogni richiesta viene elaborata secondo questa procedura.

Si ritiene che sia stata costruita nel 1715, la batteria dell’epoca dei Cavalieri è stata affittata a un uomo d’affari di Gozitan negli anni ’70 e trasformata in un club.

Per questo sono state apportate diverse modifiche all’interno dell’edificio, tra cui strutture illegali che sono rimaste sul sito fino al 1999, quando l’Autorità di pianificazione ha emesso un avviso di esecuzione dei lavori illegali.

Sebbene il contratto di locazione sia scaduto nel 2003, gli inquilini si sono rifiutati di lasciarlo, nonostante l’ingiunzione di sfratto emessa dal Dipartimento del Territorio. Alla fine è stato avviato un procedimento legale, ma il caso non ha mai visto la luce.