venerdì, Marzo 29, 2024
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Sospensione della pena per il ragazzo beccato in possesso di banconote false

Oggi è stato condannato a una pena detentiva con la condizionale un 19enne trovato in possesso di 1.000 euro in banconote false.

Il ragazzo è stato arrestato dopo che un barista attento del locale notturno Havana si è insospettito per una banconota da 50 euro che l’adolescente, Sasha Agius, gli ha consegnato al momento dell’acquisto di un drink domenica sera.

È stata allertata una pattuglia di polizia nelle vicinanze e una perquisizione personale del giovane ha portato alla scoperta di una somma di 250 euro in banconote da 50 euro, tutte false.

Un’altra perquisizione presso la stazione di polizia di St Julian ha portato alla luce altre banconote false, per un totale di 1.000 euro.

Oggi, Agius è stato accusato di possesso e circolazione di denaro falso.

Alla corte è stato detto che la polizia si è resa conto che le banconote erano false perché portavano lo stesso numero di serie e la consistenza della carta moneta ha destato sospetti, ha spiegato l’ispettore dell’accusa Keith Xerri.

Le banconote sono state poi presentate come prova.

C’erano sei banconote da 50 euro con un numero di serie e altre otto con un numero di serie diverso, insieme ad altri contanti.

L’imputato ha infine ammesso di essere colpevole.

Nel presentare le argomentazioni sulla pena, l’accusa ha sottolineato che l’adolescente aveva una fedina penale immacolata e aveva collaborato pienamente.

L’avvocato della difesa Josette Sultana ha fatto riferimento all’età dell’imputato e alla sua collaborazione con la polizia, sostenendo che una pena detentiva sospesa piuttosto che una detenzione effettiva sarebbe stata appropriata nelle circostanze.

“Speriamo che impari la lezione e non torni in tribunale”, ha detto l’avvocato.

Il magistrato Leonard Caruana ha inflitto all’imputato una pena detentiva di 2 anni, sospesa per quattro anni, e ha ordinato che la valuta contraffatta venga consegnata alla Banca Centrale nei termini di legge.

“Il reato prevedeva una pena massima di nove anni” ha sottolineato il magistrato  rivolgendosi al giovane, aggiungendo poi “ma dato che è la tua prima volta, il tribunale ti sta dando la pena minima”.

L’intervento della madre

In quel momento, la madre dell’imputato, seduta in fondo all’aula, si è alzata in piedi, indicando il suo desiderio di rivolgersi alla corte.

“Potreste ordinargli di andare a lavorare?”, ha chiesto la donna.

Tuttavia, la legge non permette un ordine del genere, ha spiegato il magistrato, ammonendo ancora una volta il ragazzo di non tradire la fiducia riposta in lui da parte della corte.

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