Oggi è impossibile e obsoleto produrre vino se non è ambientalmente ed economicamente sostenibile. Un altro aspetto che deve essere sottolineato è quello relativo al discorso sociale. L’impatto positivo e proficuo sulle comunità lavoratrici e sulle regioni viticole, deve essere una delle priorità del produttore.
Per Francesco Liantonio, presidente di Valoritalia e Cantine Torrevento, la produzione vinicola deve andare oltre le considerazioni economiche e abbracciare un concetto più ampio di benessere collettivo.
Tutto ciò non potrebbe essere possibile senza conoscere la differenza tra vigneti vecchi e giovani. Le viti vecchie, oltre ad essere più pregiate, sono anche più dispendiose dal punto di vista economico poiché più delicate. Esse necessitano di molta cura poiché il tempo, il caldo ed il freddo possono incidere sul risultato finale del prodotto. Allo stesso tempo esse detengono un patrimonio inestimabile, la storia che ogni prodotto porta con sé e che lo distingue dagli altri.
Una vigna giovane al contrario può dare il massimo anche in una sola annata per poi finire nel dimenticatoio. Per questo una vigna vecchia ha un forte appeal ma è chiaramente un investimento più rischioso da compiere.
In tutto questo l‘impatto sull‘ambiente non può passare in secondo piano. Infatti, come riportato da Arianna Biagini, referente della comunicazione e del comparto sostenibilità di Berlucchi Franciacorta, su un articolo di Linkiesta:
Se le aziende vinicole volessero essere sostenibili al cento per cento, dovrebbero smettere di produrre.
Per questo è fondamentale fornire al consumatore tutti i mezzi necessari per poter discernere quando, nella produzione di un prodotto, si mettono in campo maggiori risorse pur di portare a tavola un vino sostenibile e di qualità. Bisognerebbe sensibilizzare il consumatore, sempre più attento alle questioni sociali, ad acquistare un prodotto ad un prezzo leggermente più alto affinché la filiera possa fornire maggiore attenzione ai diritti dei lavoratori.
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