Una scena di puro eroismo si è svolta nel piccolo villaggio rumeno di Slobozia Conachi, dove gli abitanti locali hanno strappato un anziano dalle grinfie delle furiose acque alluvionali. La causa? La devastante Tempesta Boris, che ha già seminato morte e distruzione in Europa centrale, con un bilancio di almeno 15 vittime. Le autorità, sopraffatte dall’orrore, descrivono una situazione catastrofica: dighe distrutte, blackout totali e intere comunità isolate da quattro giorni di terrore ininterrotto.
Ma non finisce qui. La furia del tempo si è scatenata in un’area vastissima, colpendo Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia, dove venti violentissimi e piogge mai viste prima hanno trasformato paesaggi pacifici in scene da incubo. “Vivo qui da 16 anni e non ho mai visto nulla di simile”
ha confessato Judith Dickson, residente di Sankt Poelten, in Austria, a un’emittente nazionale.
Gli esperti sono allarmati: il cambiamento climatico, aggravato dall’inquinamento generato dalle attività umane, è il responsabile di eventi meteorologici estremi come piogge torrenziali e inondazioni devastanti. Ed è solo l’inizio.
Una tragedia senza precedenti
L’Austria è stata colpita duramente: due anziani, di 70 e 80 anni, sono stati trovati morti nelle loro case sommerse, e un pompiere è deceduto durante i disperati tentativi di soccorso. “La situazione è drammatica”
, hanno riferito le autorità, e con ragione. Il paese è stato travolto da una quantità di pioggia pari a cinque volte la media di settembre, provocando la rottura di ben 12 dighe. In alcune zone, interi villaggi sono rimasti senza elettricità né acqua, mentre centinaia di persone sono state evacuate in elicottero da tetti di auto e altri rifugi improvvisati.
Tra gli sfollati, Lea, una studentessa viennese di 18 anni, ha descritto la devastazione che ha colpito la sua casa: “La pioggia è stata così violenta che ora abbiamo un buco nel soffitto”.
La potenza delle acque ha anche costretto una nave da crociera fluviale con 142 persone a bordo, per lo più turisti svizzeri, a fermarsi a Vienna, mentre altre evacuazioni sono in corso.
Un incubo europeo
In Repubblica Ceca, la situazione è altrettanto grave: una persona è annegata in un fiume in piena vicino a Bruntal, mentre altre sette risultano disperse. A Krnov, una delle città più colpite, Eliska Cokreska, una pensionata di 76 anni, ha descritto una scena di distruzione totale: “Tutti i marciapiedi sono distrutti, tutto è crollato qui intorno al negozio… è un incubo”
.
La Polonia non è stata risparmiata. La polizia ha aggiornato il bilancio delle vittime a quattro morti, mentre migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case. Il Primo Ministro Donald Tusk ha annunciato un aiuto di un miliardo di zloty (circa 260 milioni di dollari) per sostenere i colpiti dalla tempesta. A Klodzko, il livello dell’acqua sta iniziando a calare, svelando una scena di distruzione totale. Un video girato nella città mostra una strada sommersa, coperta di detriti, con vetrine sfondate.
Nel frattempo, nella cittadina di Glucholazy, al confine tra Polonia e Repubblica Ceca, gli abitanti sono stati costretti a rifugiarsi in una scuola per salvarsi dall’acqua. Joanna Polacasz, una residente, ha raccontato con rimpianto: “La polizia è venuta venerdì, ma siamo rimasti a casa perché eravamo convinti che non sarebbe successo nulla”. “Questa alluvione è la peggiore mai vista a Glucholazy. Stiamo cercando di parlare con le persone, di supportarle, di offrire loro un tè e, soprattutto, di mostrare che non sono sole”
ha aggiunto Paulina Grzesiowska-Nowak, una soccorritrice della Croce Rossa.
La furia della natura non si placa
In Romania, il bilancio delle vittime è salito a sette, mentre molti abitanti, terrorizzati, sono saliti sui tetti per sfuggire alla furia delle acque. Il Primo Ministro Marcel Ciolacu ha spiegato: “Rispetto al 2013, la quantità d’acqua è stata quasi tre volte maggiore. È stato impossibile contenere una tale furia della natura”.
E la tempesta non ha risparmiato nemmeno l’Ungheria, dove oltre 350 soldati sono stati mobilitati per rinforzare le barriere contro l’imminente piena del Danubio e dei fiumi lungo il suo bacino.
Foto: [archivio Times Of Malta]