Un momento di silenzio che parla più di mille parole. Decine di cittadini serbi residenti a Malta si sono riuniti domenica alla Fontana del Tritone, a Valletta, per una protesta silenziosa di 15 minuti, chiedendo giustizia per le 15 vittime del crollo di una pensilina ferroviaria in Serbia. Le mani dipinte di rosso, i volti segnati dall’indignazione e le bandiere al vento, hanno trasformato questa manifestazione in un grido muto contro la corruzione che, dicono, “uccide”.
Il crollo, avvenuto il 1° novembre nella stazione ferroviaria di Novi Sad, ha sollevato un’ondata di accuse contro il governo serbo, accusato di negligenza e incompetenza.
La struttura era stata rinnovata due volte negli ultimi anni, eppure ciò non è bastato a evitare una tragedia che ha scosso il Paese e ora ha raggiunto anche le coste maltesi, con questa protesta simbolica.
Il silenzio è iniziato alle 11:52, l’esatto momento del disastro. “Non vogliamo dimenticare le vittime innocenti… Quello che chiediamo sono diritti umani basilari,” ha dichiarato Ivan Ivanoski, uno dei partecipanti. Ivanoski ha sottolineato che questa lotta non riguarda solo la Serbia: “Anche a Malta possiamo capire che la corruzione uccide e che serve maggiore responsabilità.”
Molti manifestanti presenti hanno raccontato di avere famiglie ancora in Serbia, che continuano a vivere nella paura e nel dolore. “Siamo così orgogliosi di questa generazione. Sono incredibilmente uniti,” ha aggiunto Ivanoski, elogiando lo spirito di solidarietà che ha attraversato i confini nazionali. Cartelli potenti accompagnavano la manifestazione, con frasi come “La corruzione uccide. Le loro mani sono sporche di sangue” e “Vogliamo giustizia ovunque,”
quest’ultimo scritto in maltese.
In Serbia, la tragedia ha scatenato una serie di proteste guidate dagli studenti, che ogni giorno si fermano per 15 minuti in silenzio per ricordare le vittime. Queste manifestazioni hanno portato all’arresto di 13 persone, inclusi nomi di spicco come l’ex Ministro delle Infrastrutture Goran Vesic. Tuttavia, il governo serbo insiste che la pensilina non fosse inclusa nei lavori di ristrutturazione, una giustificazione che molti considerano un insulto alle famiglie delle vittime.
I manifestanti serbi hanno richieste precise: la pubblicazione di tutti i documenti relativi ai lavori di ristrutturazione, il perseguimento legale dei responsabili, la revoca delle accuse contro gli studenti arrestati durante le proteste, e un aumento del 20% del budget per l’istruzione superiore. “Il nostro obiettivo è stabilire lo stato di diritto e istituzioni che agiscano in modo imparziale e per il bene pubblico,” dichiarano i leader delle proteste in Serbia.
A Malta, questa lotta ha trovato eco tra i cittadini serbi, che chiedono a gran voce giustizia non solo per le vittime, ma per un’intera generazione che merita di vivere senza paura e senza corruzione.
Foto: Marc Galdes, AFP.