Un gruppo di avvocati chiede di modificare il sistema di ricusazione dei giudici

Un giudice o un magistrato non dovrebbe decidere da solo sulla richiesta di ricusazione, insistono gli avvocati. Foto: Matteo Mirabelli

Secondo un gruppo di avvocati, la legge che regola il modo in cui un membro della magistratura deve decidere se astenersi dal trattare un caso è anticostituzionale e viola il diritto di una persona a un processo equo.

Essi insistono sul fatto che il solo fatto che sia lo stesso giudice o magistrato a dover prendere la decisione va contro una delle regole cardine del diritto naturale, secondo cui nessuno dovrebbe agire come giudice in un caso in cui ha un interesse personale (acquisito) o un conflitto.

Gli avvocati Franco Debono, Matthew Xuereb, Jason Azzopardi e José Herrera stavano presentando ulteriori osservazioni nella causa che hanno intentato davanti alla Prima Aula della Corte Civile nella sua giurisdizione costituzionale per conto del loro cliente, Adrian Muscat.

Muscat è un direttore di un’azienda di raccolta rifiuti che è stato condannato per aver presentato documenti falsi in una gara d’appalto pubblica e che vuole che la sua condanna sia annullata a causa delle osservazioni anticipate di un magistrato sul suo caso. Egli sostiene che il suo diritto a un equo processo è stato violato quando il magistrato che presiedeva il processo si è espresso prima di emettere la sentenza.

Muscat è stato condannato a 16 mesi di carcere, sospesi per 18 mesi, in un procedimento penale che lo vedeva accusato di frode e uso di documenti falsi. Suo padre, Marius Muscat, ha affrontato accuse separate in relazione alla gara d’appalto pubblica di 335.296 euro indetta dal comune di Attard per i servizi di raccolta dei rifiuti per un periodo di quattro anni.

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Le indagini penali erano state avviate dopo una conversazione casuale tra i segretari dei comuni di Attard e Lija, quando si era fatto riferimento a una lettera di raccomandazione che il segretario del comune di Lija aveva negato di aver mai emesso.

il solo fatto che sia lo stesso giudice o magistrato a dover prendere la decisione va contro una delle regole cardinali del giudice naturale, secondo cui nessuno dovrebbe agire come giudice in un caso in cui ha un interesse personale (acquisito) o un conflitto

Sia il padre che il figlio sono stati assolti dall’accusa di frode, ma condannati per l’uso di un documento falso e hanno ricevuto separatamente la sospensione della pena, poi confermata in appello.

Adrian Muscat ha ricordato un episodio in cui, a suo dire, il magistrato Donatella Frendo Dimech si era espressa a porte aperte prima ancora che l’accusa avesse concluso la fase probatoria. Ha poi “invitato” l’avvocato a mettere in ordine la sua posizione, suggerendo che sarebbe stato meglio per lui registrare un’ammissione anticipata di tutte le accuse.

L’avvocato di Muscat, Matthew Brincat, aveva chiesto la ricusazione del magistrato, ma è stata rifiutata dopo che lo stesso magistrato lo aveva avvicinato nei corridoi del tribunale suggerendogli di ritirare la richiesta di ricusazione.

Nella causa intentata contro l’avvocato di Stato, il procuratore generale e il ministro della Giustizia, Muscat attacca la disposizione di legge che consente a giudici e magistrati di decidere autonomamente sulla richiesta di ricusazione.

Gli avvocati sostengono che ciò viola i principi fondamentali della giustizia naturale, che impediscono a un membro della magistratura di decidere su un caso in cui potrebbe avere un conflitto. Ciò, secondo gli avvocati, viola la disposizione che tutela il diritto di una persona a un processo equo.

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Muscat ha chiesto alla Corte di dichiarare che ciò è anticostituzionale e che i suoi diritti fondamentali sono stati violati e di concedergli rimedi adeguati, tra cui l’annullamento del procedimento penale e la revoca della condanna.