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Malta

Quando Malta salutò i suoi iconici autobus: la storia dietro un fotolibro

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La Valletta, 2011: un vento di cambiamento soffiava forte mentre Malta salutava per sempre i suoi iconici autobus tradizionali. David Schembri, allora giornalista, non poteva ignorare ciò che stava accadendo. Era l’addio a un simbolo della storia maltese, un pezzo di cultura che si spegneva con l’arrivo della modernità.

A quel tempo, il sistema di trasporto pubblico passava nelle mani del colosso britannico Arriva, abbandonando la gestione della cooperativa locale dei conducenti. I vecchi autobus, con il loro fascino rustico e la loro personalità, venivano sostituiti da flotte moderne, relegati solo a corse speciali destinate ai nostalgici.

“Ho iniziato a rendermi conto che non c’era alcun piano per preservare il carattere unico di questi autobus,” ricorda Schembri. “Quello che avevamo conosciuto per tutta la vita stava per svanire, e volevo salvaguardarne la bellezza.”

Mosso da questa consapevolezza, Schembri trascorse pause pranzo e serate al terminal degli autobus di Valletta, fotografando ogni dettaglio: dai particolari decorativi degli autobus agli sguardi fieri dei conducenti. Alla fine di un mese di intenso lavoro, aveva accumulato ben 5.000 fotografie. Quegli scatti, oggi, trovano nuova vita in un fotolibro intitolato “Wait Until the Bus Stops” , ispirato a una frase comune sui cartelli all’interno di quei veicoli.

Ma per Schembri non era solo un progetto visivo. Era un viaggio nei ricordi. “Da bambino e adolescente, ricordo gli autobus: prima verdi, poi gialli. Non prendevo l’autobus con entusiasmo, ma dovevo farlo spesso. Venendo da Nigret, a Żurrieq, per andare ovunque dovevo passare per Luqa, dove era nato mio padre, e Valletta, dove era nata mia madre. Ricordo ancora il giorno in cui, salendo su un autobus per Valletta, incontrai mio nonno. Andava a comprare del prosciutto. Dopo ci fermammo a casa di mia nonna per prendere il tè. Era un momento semplice, ma meraviglioso.”

Nel corso degli anni, Schembri cominciò a notare quanto fossero unici quegli autobus. “Viaggiando all’estero, capii che i nostri autobus erano speciali. Salivamo su di loro ogni giorno, lamentandoci per i loro problemi – spesso a ragione – ma non ci rendevamo conto di quanto fossero pezzi unici, trasformati dai conducenti in vere opere d’arte personalizzate.”

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Schembri, oltre al giornalismo, coltivava la passione per la fotografia e lavorava fianco a fianco con fotografi di talento. “Avevo una reflex digitale e collaboravo con professionisti straordinari come Darrin Zammit Lupi, Chris Sant Fournier e Matthew Mirabelli. Il loro lavoro mi ha influenzato moltissimo.”

Un momento indimenticabile fu l’ultima notte prima del cambiamento. “Scattavo foto al terminal e notai che non c’erano conducenti in giro. Stavano partecipando a una riunione con il sindacato per discutere uno sciopero nel primo giorno del nuovo servizio. Quando tornarono, ci dissero che potevano incrociare le braccia. Quella fu la nostra prima pagina.”

Il primo giorno di Arriva, il 3 luglio 2011, molti conducenti non si presentarono al lavoro a causa di dispute sui turni. Da quel momento, le difficoltà dell’operatore britannico si moltiplicarono, fino al ritiro dal contratto nel 2014. Oggi, il trasporto pubblico è gestito dalla compagnia spagnola Autobuses de León.

Mentre il sistema di trasporto evolveva, Schembri conservava gelosamente le sue foto su un disco rigido. Quando il dispositivo si guastò, rischiò di perdere tutto. “Fu un campanello d’allarme. Per fortuna le immagini erano ancora sul vecchio disco. Ma quella paura mi fece capire di nuovo quanto le cose importanti possano andare perdute.”

Spinto da questa consapevolezza, si dedicò con maggiore impegno alla realizzazione del libro, trovando nel designer Marco Scerri e nell’editore Glen Calleja di Kotba Calleja i collaboratori ideali. “Il mio libro è un promemoria per non dare mai per scontato ciò che rende speciale il nostro paese.”

Il fotolibro “Wait Until the Bus Stops”  è ora disponibile per l’acquisto. David Schembri continua a raccontare le sue esperienze anche su un blog personale.

Foto: David Schembri

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