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Malta

Paola, centro sanitario bloccato: il governo annulla il contratto

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Il centro sanitario di Paola, tanto atteso e discusso, resta chiuso. Un progetto che avrebbe dovuto rivoluzionare l’assistenza sanitaria locale, ma che invece è diventato un vero e proprio incubo per il governo e per i cittadini che attendono disperatamente l’apertura. La situazione sembra peggiorare di giorno in giorno, con il ministro della Salute Jo Etienne Abela che ha appena confermato una decisione drastica: il governo ha scelto di rescindere il contratto con gli appaltatori. Perché? Per una serie di scadenze completamente ignorate che hanno ritardato l’apertura del Vincent Moran Health Centre.

Il centro, che avrebbe dovuto aprire già nel 2021, è oggi uno scheletro di quello che avrebbe potuto essere. I lavori sono completati da tempo, le attrezzature sono già in posizione, pronte all’uso… Ma il consorzio Ergon-Technoline non ha ancora fornito i certificati di conformità necessari per far funzionare il centro. Certificati fondamentali per ascensori, impianti elettrici, idraulici e la sicurezza. E il risultato? “Abbiamo dato a queste persone tutto il tempo necessario per fare il loro lavoro, ma ora siamo arrivati a un punto morto. Vogliamo che i pazienti vengano assistiti”  ha dichiarato Abela con evidente frustrazione.

Eppure, nonostante le promesse e le speranze, i pazienti continuano a non ricevere cure in quella che avrebbe dovuto essere una struttura all’avanguardia. Ma c’è di più: non è solo una questione di tempistiche. Anche 2 milioni di euro di penali non sono serviti a risolvere il problema. Dal 2022, le penali continuano ad accumularsi, giorno dopo giorno, eppure, come ammette lo stesso Abela, non hanno sortito l’effetto sperato. “Sono stati ignorati numerosi termini di scadenza nel corso dei mesi” ha dichiarato. L’ultima goccia? La scadenza mancata di questa settimana. “La data limite era questa settimana, quindi i meccanismi legali per la risoluzione del contratto entreranno in vigore”  ha aggiunto il ministro.

Ora la Foundation for Medical Services dovrà trovare nuovi appaltatori per ottenere quei preziosi certificati che ancora mancano. Ma nel frattempo, cosa accadrà? Il centro rimarrà fermo, attrezzato e pronto, ma senza pazienti.

Il dramma legale non sembra essere finito. Da un lato, ci sono le procedure arbitrali in corso tra il governo e il consorzio, con entrambe le parti in disaccordo su pagamenti e penali. Dall’altro, c’è la prospettiva di ulteriori contenziosi legali. Uno dei principali punti di scontro? I costi aggiuntivi richiesti dagli appaltatori per lavori eseguiti.

Ma il peggio deve ancora arrivare: non c’è ancora una data di apertura definitiva. “Non si tratta di una piccola clinica dove è facile ottenere i certificati di conformità. Questo è un piccolo ospedale con sistemi complessi per gas, medicinali, elettricità e aria condizionata. Non sarà facile ottenere rapidamente tutti i certificati necessari, ma non possiamo più tollerare ulteriori ritardi” ha dichiarato Abela. Il mistero di quando il centro aprirà rimane irrisolto.

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E mentre l’attesa continua, i problemi legali rischiano di aumentare. Abela ha ammesso che la decisione del governo di rescindere il contratto potrebbe dare il via a nuove battaglie legali, ma ha affermato con fermezza che il governo non si farà intimidire. “Non possiamo impedire all’appaltatore di intraprendere un’azione legale, ma non possiamo neppure farci bloccare da questa minaccia. Dobbiamo ricordare che questo progetto è stato realizzato per i pazienti e non possiamo più aspettare”  ha sottolineato.

Il governo ha preso questa decisione dopo essersi consultato con la Grant Thornton, incaricata di analizzare le conseguenze della rescissione del contratto. Abela ha spiegato che la società ha suggerito vari percorsi da seguire e che, in collaborazione con l’avvocato dello Stato, si è deciso di “seguire i percorsi che riteniamo porteranno i pazienti al centro nel minor tempo possibile” .

Questa mossa rappresenta l’ultimo capitolo di una saga che dura da quasi un decennio. Un progetto nato con difficoltà fin dall’inizio: all’epoca, il governo non aveva nemmeno il titolo di proprietà del terreno su cui sarebbe dovuto sorgere il centro. Solo nel 2017 il progetto ha finalmente preso piede, con la promessa di un investimento di 39 milioni di euro per un centro sanitario che avrebbe servito 130.000 persone.

Ma il cammino non è stato privo di ostacoli. La gara d’appalto originaria, assegnata al consorzio SP BB International JV, si è rivelata un fiasco, con accuse di irregolarità. Le offerte sono state riesaminate e alla fine il progetto è stato affidato al consorzio italo-maltese Ergon-Technoline. Ma proprio questo nome è tornato alla ribalta nell’inchiesta Vitals, rivelata all’inizio di quest’anno.

Le indagini hanno portato alla luce un quadro inquietante: Technoline, con un accordo esclusivo per la fornitura di farmaci e attrezzature mediche agli ospedali Vitals e Steward, sarebbe stata acquistata segretamente da Keith Schembri e Konrad Mizzi, utilizzando fondi pubblici dirottati in maniera fraudolenta attraverso l’accordo Vitals.

Nonostante tutto, Technoline ha dichiarato la scorsa settimana di avere solo una partecipazione del 10% nel consorzio, e di aver ordinato le attrezzature mediche per il centro sanitario, con l’intenzione di “iniziare la consegna e l’installazione tra febbraio e marzo 2023”. Ma i ritardi, ha sottolineato la società, sono stati fuori dal suo controllo. “Considerando che il resto delle attrezzature mediche è di alto valore e molto sensibile, il sito deve essere pronto al 100% e certificato dai responsabili del progetto prima che l’installazione possa iniziare”  ha aggiunto un rappresentante di Technoline.

Foto: Matthew Mirabelli
Video: Matthew Mirabelli
Foto: Facebook/Dione Borg

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