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Malta

Malta in crisi: lavoratori e studi sempre più distanti

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Solo un lavoratore su sei a Malta svolge un impiego in linea con il proprio campo di studi e il livello di istruzione. Questo incredibile disallineamento tra educazione e mercato del lavoro è diventato la più grande sfida economica del Paese, secondo un recente studio commissionato dalla Malta Chamber of Commerce. Un dato che lascia senza parole: un terzo dei lavoratori ha un livello di istruzione superiore a quello richiesto dal proprio ruolo, mentre un quinto è addirittura sottodimensionato in termini di competenze o istruzione per il proprio lavoro. Un panorama di totale caos!

Lo studio, dal titolo “Skills Rush: Have we missed the Bus?” , è stato co-redatto dai professori Alexiei Dingli e Rose Marie Azzopardi dell’Università di Malta, nell’ambito del progetto Human Capital Research in collaborazione con la HSBC Malta Foundation. Questo rapporto porta alla luce questioni cruciali che richiedono un intervento immediato per garantire la sopravvivenza economica e la sostenibilità del sistema educativo di Malta.

Le rivelazioni sono sconcertanti: lavoratori sovraqualificati che si sentono inutili e incapaci di mettere a frutto le proprie competenze, mentre quelli sottoqualificati si trovano a dover affrontare sfide professionali che non sono in grado di gestire. Lo studio afferma che metà delle posizioni manageriali presenta uno di questi due sintomi. E, come se non bastasse, Malta sta affrontando una pericolosa fuga di cervelli, in particolare nei settori della medicina, ingegneria e IT. “Stiamo perdendo le menti più brillanti del Paese”  avverte lo studio, che sottolinea la necessità urgente di politiche per attrarre e trattenere i talenti.

Un altro dato shockante? Il 47,6% delle persone con un’istruzione post-secondaria è impiegato in settori totalmente estranei ai propri studi. Anche se sempre più persone hanno continuato a studiare negli ultimi dieci anni, questo ha creato una vera e propria esplosione del problema della sovraqualificazione, passato dal 12,5% nel 2012 al 20,2% nel 2021. Questo disallineamento tra istruzione e mercato del lavoro non solo riduce la produttività, ma lascia molti lavoratori demotivati e sottovalutati. La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che solo il 13,8% degli adulti maltesi partecipa a percorsi di formazione continua.

Nonostante gli enormi investimenti nel sistema educativo, lo studio denuncia gravi inefficienze che ne ostacolano l’efficacia. Gli studenti, pur preparati per l’istruzione superiore, si trovano di fronte a un mercato del lavoro che richiede competenze diverse da quelle insegnate nelle aule. L’attuale curriculum è criticato per concentrarsi troppo sui risultati accademici a scapito dello sviluppo olistico della persona. L’apprendimento meccanico continua a dominare i processi di valutazione, lasciando poco spazio alla creatività, al pensiero critico e allo sviluppo delle competenze trasversali, sempre più richieste dal mondo del lavoro.

Una delle scoperte più preoccupanti riguarda gli esami MATSEC, considerati il punto di riferimento educativo nazionale. Lo studio rivela che circa il 50% degli studenti ottiene un voto pari o inferiore a D, sollevando dubbi sull’efficacia del programma. “Il sistema va ripensato da cima a fondo” è l’allarme lanciato dal rapporto.

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Dal punto di vista delle imprese, lo studio mostra come i datori di lavoro siano spesso indifferenti alla formazione e allo sviluppo professionale, considerandoli più come un costo che un investimento, temendo che i lavoratori possano essere “rubati” da altre aziende dopo la formazione. I sindacati, invece, ritengono che il governo debba prendere in mano la situazione, promuovendo campagne che sottolineino l’importanza della riqualificazione e della formazione continua per garantire l’occupabilità futura. “Abbiamo bisogno di percorsi di carriera, non di ruoli statici”  sostengono i sindacati.

Le istituzioni educative moderne chiedono un approccio più pratico, basato sull’apprendistato e sull’esposizione diretta all’ambiente lavorativo. Credono fermamente che incentivare l’interesse dei lavoratori per l’aggiornamento delle competenze favorisca una maggiore mobilità e flessibilità professionale.

Lo studio non si limita a esporre problemi: offre soluzioni concrete. Tra le raccomandazioni, si evidenzia la necessità di un approccio integrato all’istruzione, che sviluppi un insieme di competenze tecniche, emotive, sociali e cognitive. Per contrastare la fuga di cervelli, viene proposta l’implementazione di politiche mirate ad attrarre e trattenere i talenti, come la creazione di un registro nazionale delle competenze e un sistema di previsione delle abilità richieste in futuro.

In ultima analisi, lo studio chiede un cambiamento radicale nelle priorità del sistema educativo maltese, con una visione a lungo termine che promuova l’istruzione come un processo continuo per tutta la vita, l’importanza delle competenze trasversali sin dall’infanzia e un maggiore focus sullo sviluppo olistico degli studenti.

Queste raccomandazioni sono il frutto di ampie consultazioni con datori di lavoro, sindacati, istituzioni di istruzione superiore, fondazioni educative e autorità governative e nazionali nel settore dell’istruzione.

Foto: Shutterstock.com

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