Parla con gli inquirenti la donna cheha avuto una relazione con il capomafia di Castelvetrano
, catturato due settimane fa a Palermo.
Si è recata di persona volontariamente dopo aver visto la foto dell’uomo che ha frequentato per mesi.
«Non avevo idea della sua vera identità
», racconta la testimone.
Dichiara di non essersi mai insospettita, parla dell’ex amante come di un uomo gentile e premuroso.
Prima del blitz la coppia si sarebbe incontrata nel suo appartamento di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara in cui gli investigatori hanno rinvenuto documenti, telefoni e pizzini.
Chi indaga sta tentando di trovare accertamenti ai suoi racconti. Ma la donna del padrino, che al momento non è indagata, non è la sola a essersi rivolta agli investigatori.
Dopo 30 anni di silenzio tanti si sono presentati ai carabinieri, sicuramente per paura di ripercussioni giudiziarie
, come i ristoratori che l’hanno visto nei loro locali, i pazienti della clinica la Maddalena o il traslocatore che era delegato a portare i mobili del boss dal covo di via San Giovanni al suo ultimo covo.
Nei suoi cellulari sono stati recuperati molti numeri di telefono. Risalire alle identità degli interlocutori del capomafia non è complicato. Nessuno avrebbe mai immaginato di aver innanzi il grande ricercato. Molti si presentano a riportare di occasionali, brevi o lunghe frequentazioni con il latitante
.
I pm hanno sempre sospettato che Messina Denaro usasse false identità che gli avrebbero permesso di viaggiare anche all’estero e occuparsi dei suoi affari milionari. Due soggetti sono in galera: Giovanni Luppino, l’insospettabile che ha accompagnato in auto Messina Denaro a fare la chemioterapia il giorno del suo arresto e Andrea Bonafede
che ha anche confessato di avergli prestato l’identità.