Gli Stati Uniti hanno toccato il limite del loro debito nazionale, segnando un record storico di ben 36,1 trilioni di dollari nella prima settimana del 2025. Ma cosa significa davvero per l’economia mondiale?
Questo limite, imposto dal Congresso americano, è il massimo che il governo può prendere in prestito e ora il Dipartimento del Tesoro si trova a dover prendere decisioni straordinarie per evitare un blocco totale.
La crisi del tetto del debito è ormai un copione ben noto negli Stati Uniti, con l’ultimo limite sospeso nel 2023 dopo un lungo e teso dibattito politico. All’epoca, il debito aveva toccato i 31,4 trilioni di dollari, e ora si è arrivati a un nuovo massimo, alimentato da un deficit di bilancio che nel 2024 ha raggiunto 1,83 trilioni di dollari, il terzo più alto nella storia del Paese. “Le misure straordinarie potrebbero permettere di guadagnare qualche mese”
, riferiscono gli esperti, ma il problema del debito resta una bomba a orologeria.
Nel 2024, il governo statunitense ha speso una cifra impressionante di 6,75 trilioni di dollari, con i costi principali destinati alla sicurezza sociale (20%), a Medicare (16%) e alla difesa nazionale (14%). Eppure, le entrate fiscali, pari a 4,92 trilioni di dollari, non sono sufficienti a colmare il disavanzo. “Un sistema fiscale efficace come quello americano riduce il rischio di insolvenza,”
sottolineano gli analisti, ma i tassi di interesse crescenti stanno mettendo sotto pressione i bilanci pubblici. Nel 2024, i pagamenti annuali degli interessi sul debito hanno superato per la prima volta il trilione di dollari, il doppio rispetto al 2020.
Nonostante il quadro complicato, gli Stati Uniti rimangono al vertice delle classifiche di affidabilità creditizia, con tutte le agenzie che classificano il debito sovrano come investment grade. Tuttavia, Fitch Ratings ha declassato il rating nel 2023, citando “un deterioramento costante negli standard di governance degli ultimi vent’anni”
e S&P Global aveva già abbassato il suo giudizio nel 2011 per motivi simili. Anche Moody’s, pur mantenendo il massimo rating ‘AAA’, ha rivisto l’outlook a negativo nel novembre scorso.
A livello internazionale, il debito degli Stati Uniti rappresenta circa il 120% del PIL, una percentuale che supera di gran lunga la media dell’area euro (88%). Solo Grecia (164%) e Italia (137%) hanno rapporti superiori. Tuttavia, il quadro è più complesso: mentre l’80% del debito statunitense è detenuto da investitori privati e governi esteri, il restante 20% è intragovernativo, cioè detenuto da enti statali con eccedenze di bilancio. Escludendo quest’ultimo, il rapporto debito-PIL scenderebbe intorno al 100%.
Guardando al futuro, l’economia americana mostra segnali di resilienza, con una domanda interna forte e un basso tasso di disoccupazione. Tuttavia, i tassi di interesse elevati, i rischi geopolitici e possibili instabilità nel commercio globale rimangono fattori critici. Inoltre, con le promesse di tagli fiscali della nuova amministrazione Trump, sarà interessante vedere se queste misure riusciranno a stimolare l’economia o se, invece, peggioreranno ulteriormente la capacità del governo di gestire il proprio debito.
Grafico: Jesmond Mizzi Financial Advisors Limited