Quando ho iniziato a scrivere articoli oltre 17 anni fa, il mio obiettivo era chiaro: educare il pubblico sugli investimenti, spiegando concetti chiave dei mercati finanziari. Eppure, nonostante gli anni di lavoro, mi sono trovato spiazzato di fronte a un recente annuncio radiofonico sul mercato obbligazionario che ha attirato la mia attenzione.
L’annuncio poneva una domanda che potrebbe spaventare qualsiasi investitore: “Cosa accade a un investimento se l’azienda emittente di un’obbligazione fallisce?” e poi invitava il pubblico a scegliere tra obbligazioni garantite e non garantite, concludendo che “con le obbligazioni garantite hai una protezione migliore in caso di fallimento.”
La mia prima reazione è stata pensare a una nuova offerta di obbligazioni garantite, magari non negoziabili sulla Malta Stock Exchange. Invece, si trattava di una campagna di sensibilizzazione della Malta Financial Services Authority (MFSA). Questo messaggio, però, mi ha lasciato perplesso: per anni ho cercato di combattere idee sbagliate su termini come “garantito” e “non garantito”, eppure il rischio di fraintendimenti sembra ancora altissimo.
Immaginate come può reagire un investitore medio. Dopo aver ascoltato quell’annuncio, probabilmente penserà che tutte le obbligazioni non garantite siano rischiose, ignorando che alcune delle aziende più solide del mercato maltese, come Simonds Farsons Cisk plc, GO plc e Premier Capital plc, hanno emesso obbligazioni non garantite. Questo tipo di comunicazione rischia di creare uno stigma ingiusto, senza approfondire un punto fondamentale: la vera priorità non è scegliere un’obbligazione “garantita” o “non garantita”, ma valutare la solidità finanziaria dell’azienda emittente.
Investire significa anticipare problemi, non reagire a essi.
Prima di puntare su un’obbligazione, bisogna chiedersi: questa azienda è abbastanza stabile da garantire i pagamenti agli obbligazionisti? La risposta si trova nei documenti fondamentali come il prospetto informativo e il riepilogo delle analisi finanziarie. Questi non solo descrivono il modello di business e i principali indicatori finanziari, ma forniscono anche un quadro aggiornato del rischio dell’emittente, sia all’inizio che nel corso del tempo.
Un altro termine che può generare confusione è “garantito”. Come spiegato dalla MFSA, la garanzia implica che una terza parte si impegna a intervenire se l’emittente non riesce a pagare. Tuttavia, ciò non elimina completamente il rischio di default, specialmente se l’azienda garante non è solida.
In alcuni casi, le obbligazioni sono emesse da società veicolo che raccolgono fondi e li trasferiscono alla società madre. Qui è cruciale analizzare i bilanci della garante, non della società veicolo. “Garantito” non significa “senza rischi”.
È solo uno degli elementi da considerare, e non dovrebbe mai sostituire un’attenta valutazione del profilo finanziario dell’emittente.
Non possiamo ignorare che molte aziende hanno livelli di indebitamento preoccupanti. Gli investitori devono essere vigili e consapevoli, evitando di affidarsi a etichette come “garantito” o “non garantito” senza un’analisi approfondita. Affidarsi solo a queste etichette è come scegliere una nave in base alla bellezza delle vele, ignorando se lo scafo è abbastanza solido da affrontare una tempesta.
Foto
: Matthew Mirabelli