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Boeing taglia 17.000 posti: scioperi e perdite paralizzano il colosso

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Boeing ha lanciato un vero e proprio shock nel mondo dell’aviazione, annunciando venerdì il taglio del 10% della sua forza lavoro globale. Un colosso che vacilla sotto il peso di una perdita mostruosa prevista per il terzo trimestre. Dopo uno sciopero devastante nella regione di Seattle, Boeing si prepara a licenziare ben 17.000 dipendenti in tutto il mondo, una mossa che colpirà duramente anche dirigenti e manager.

Il CEO Kelly Ortberg non ha usato mezzi termini: “Dobbiamo allineare i livelli della nostra forza lavoro alla realtà finanziaria” . Parole che risuonano come una sentenza dopo lo sciopero di quasi un mese che ha paralizzato Boeing, lasciando dietro di sé una scia di problemi e perdite catastrofiche. Un numero impressionante di 33.000 lavoratori ha incrociato le braccia, aggiungendo il caos a una situazione già esplosiva per l’azienda.

I membri dell’International Association of Machinists and Aerospace Workers (IAM) hanno abbandonato i loro posti di lavoro il 13 settembre, dopo aver rifiutato in massa una proposta contrattuale considerata inaccettabile. E mentre l’IAM non ha commentato, Boeing ha fatto sapere che lo sciopero ha causato danni per 3 miliardi di dollari nei soli risultati dell’aviazione commerciale, contribuendo a una perdita scioccante di 9,97 dollari per azione nel terzo trimestre.

Nonostante questo colpo durissimo, Ortberg non si arrende e annuncia mosse drastiche per il futuro: “Anche se il nostro business sta affrontando sfide a breve termine, stiamo prendendo decisioni strategiche importanti per il futuro e abbiamo una visione chiara del lavoro necessario per risanare l’azienda” . Parole dure, che fanno presagire cambiamenti radicali.

La crisi ha colpito duramente anche uno dei progetti più ambiziosi di Boeing: il lancio del tanto atteso 777X è stato rinviato al 2026, dopo continui rinvii dal 2020. E non è tutto: la produzione del 767 Freighter terminerà definitivamente nel 2027, con la consegna degli ultimi ordini.

Ma non è solo l’aviazione commerciale a tremare: anche i settori della difesa e dello spazio vedranno perdite ingenti. Ortberg ha promesso di prendere “un’ulteriore supervisione” su queste divisioni, lasciando intendere che le difficoltà non sono finite.

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E mentre Boeing si lecca le ferite, un giudice del Texas sta decidendo se approvare un accordo criminale tra l’azienda e il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Le famiglie delle vittime dei tragici incidenti del 737 MAX del 2018 e 2019 chiedono che Boeing e i suoi dirigenti siano processati pubblicamente, rifiutando l’accordo.

Nel frattempo, lo sciopero dell’IAM continua a paralizzare due stabilimenti nell’area di Seattle. I lavoratori chiedono aumenti salariali consistenti e il ripristino delle pensioni, stanchi di oltre un decennio di salari stagnanti mentre l’inflazione galoppa. La tensione è alle stelle, con lo sciopero che, secondo l’agenzia di rating S&P, costa a Boeing un miliardo di dollari al mese. Nonostante due giorni di trattative fallite, Boeing ha sospeso i colloqui accusando il sindacato di richieste irragionevoli e ritirando la propria offerta di aumento salariale del 30%.

Ma la lotta non è finita: giovedì notte l’IAM ha annunciato su X una manifestazione di sciopero a Seattle, descrivendola come “più di un semplice evento”. Il messaggio è chiaro: “Non ci arrenderemo!”

Le azioni di Boeing, intanto, sono crollate di circa l’1% nel trading after-hour.

Foto: AFP

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