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Malta

Un tetto dopo l’incubo: la rinascita di chi ha perso tutto

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Dopo anni di lotta disperata contro la tossicodipendenza, un percorso segnato da devastanti problemi di salute mentale e dalla condizione di senzatetto, Mark* ha trovato una via per rialzarsi. La sua battaglia sembrava persa, con la tentazione delle droghe sempre in agguato, pronta a farlo sprofondare di nuovo.

Ma Dar Victoria, una struttura che offre un servizio residenziale comunitario, non ha mai smesso di credere in lui. Qui, Mark ha trovato una rete di supporto che lo ha aiutato a resistere, a combattere e a ricostruire. “Oggi sta bene. Abbiamo lavorato con la sua famiglia e ora c’è un piano per permettergli di tornare finalmente a casa, dopo tutti questi anni,”  racconta Sarah Bondin, general manager di Fondazzjoni Suret il-Bniedem, l’organizzazione che gestisce Dar Victoria.

Mark non è solo un numero in questa storia. È uno dei 2.000 individui che, negli ultimi 25 anni, hanno ricevuto aiuto dalla Fondazione, nata per dare speranza a chi non ha più niente.

Fondata nel 1999 dai Cappuccini, Fondazzjoni Suret il-Bniedem ha iniziato con un obiettivo semplice ma vitale: offrire un rifugio a chi, uscito dal carcere, si ritrovava senza una casa. Da allora, la missione si è ampliata, seguendo i valori di compassione e dignità che caratterizzano i frati Cappuccini, per rispondere alle esigenze sempre più complesse della società.

Oggi la Fondazione gestisce una rete di strutture specializzate: Dar Leopoldo, per uomini senza fissa dimora; Dar Teresa Spinelli, per donne con figli; Dar Franġisk, una casa semi-indipendente per uomini con sfide mentali; e Dar Imelda e Paul Debono , che forniscono supporto continuo a persone che, a causa di problemi mentali, si trovano senza un tetto.

Senzatetto non è solo una condizione visibile, ma il risultato finale di un insieme di problemi: difficoltà economiche, dipendenze, violenza domestica, spiega Bondin. “Non ci limitiamo a dare loro un tetto: li aiutiamo a ricostruire la loro vita, passo dopo passo.”

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Dietro a tutto questo c’è una squadra di professionisti dedicati che si occupano non solo di trovare soluzioni abitative, ma anche di fornire assistenza medica, supporto psicologico e sociale personalizzato per ogni ospite.

Padre Elmar Pace, presidente della Fondazione, osserva che il problema è ancora circondato da un forte stigma: “C’è chi pensa che chi vive in strada se la sia cercata. Ma in 16 anni ho visto persone di ogni tipo ritrovarsi senzatetto, a causa di separazioni, problemi economici, malattie mentali e molto altro.”

Bondin sottolinea che il problema è in aumento. “Cause primarie come violenza domestica e separazioni sono sempre presenti, ma oggi si aggiungono dipendenze da droghe e alcol che amplificano tutto.” E secondo Pace, il ritmo della vita moderna non fa che peggiorare la situazione: “Le pressioni sociali e gli standard sempre più alti rendono la vita più stressante, aggravando i problemi di salute mentale.”

In 25 anni, Fondazzjoni Suret il-Bniedem ha dato nuova speranza a circa 2.000 persone. Ma il loro lavoro non si ferma qui. La Fondazione è determinata a espandere i propri servizi, raggiungendo sempre più persone in difficoltà.

Sostenuta dal governo, che lo scorso anno ha contribuito con 1,25 milioni di euro alle spese operative delle cinque case residenziali, la Fondazione fa però affidamento sulle donazioni per ogni progetto di espansione.

Per chi volesse contribuire e sostenere questa missione di speranza, è possibile visitare il sito https://suretilbniedem.com/donate/ .


Foto: Jonathan Borg

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