Un colpo di scena scuote il panorama internazionale: l’Iran annuncia colloqui cruciali con tre potenze europee all’indomani di una risoluzione dell’ONU che lo accusa di “mancanza di cooperazione
“. Francia, Germania e Regno Unito si preparano a confrontarsi con Teheran venerdì, in un incontro che potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici, anche se la sede resta avvolta nel mistero.
“Saranno affrontati una serie di temi regionali e internazionali, tra cui le questioni di Palestina, Libano e, naturalmente, il programma nucleare”
ha dichiarato Esmaeil Baghaei, portavoce del ministero degli Esteri iraniano, attraverso una nota ufficiale. Questa riunione segue i colloqui di settembre, avvenuti a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, dimostrando che il dialogo, seppur teso, resta aperto.
La risoluzione dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA), adottata giovedì dal suo Consiglio dei Governatori, non è stata accolta con passività da Teheran. L’Iran ha risposto annunciando l’attivazione di una “serie di centrifughe nuove e avanzate“, progettate per aumentare la capacità di arricchimento dell’uranio. “Incrementeremo in modo significativo la capacità di arricchimento utilizzando diverse tipologie di macchine avanzate”
ha dichiarato Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione iraniana per l’energia atomica, durante un’intervista alla TV di Stato.
Nonostante questa escalation, l’Iran si dice intenzionato a mantenere una “cooperazione tecnica e di salvaguardia
” con l’IAEA, come sottolineato durante la recente visita a Teheran del direttore dell’Agenzia, Rafael Grossi. In tale occasione, Teheran aveva accettato di limitare il suo stock di uranio arricchito fino al 60%, pur ribadendo il diritto al proprio sviluppo nucleare.
Il presidente Masoud Pezeshkian, al potere da luglio e noto per il suo approccio dialogante, ha espresso la volontà di rimuovere “dubbi e ambiguità
” sul programma nucleare iraniano. Un obiettivo che, tuttavia, si scontra con un contesto di forti tensioni e accuse reciproche.
L’accordo del 2015 tra l’Iran e le potenze mondiali aveva rappresentato un punto di svolta, riducendo le sanzioni in cambio di rigidi controlli sul programma nucleare. Ma l’uscita unilaterale degli Stati Uniti dall’accordo nel 2018, sotto la presidenza di Donald Trump, e il successivo ritorno delle sanzioni, hanno spinto Teheran a rivedere i propri impegni.
Nel frattempo, Londra ha confermato il proprio impegno verso la via diplomatica. “Restiamo determinati a intraprendere ogni passo diplomatico per impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari, incluso il ricorso al meccanismo di snapback se necessario”
ha dichiarato il ministero degli Esteri britannico. Tale meccanismo consente di ripristinare rapidamente le sanzioni in caso di violazioni significative degli impegni presi.
Tuttavia, le preoccupazioni sono in costante aumento. L’Iran ha ridotto drasticamente la collaborazione con l’IAEA, disattivando dispositivi di monitoraggio e vietando l’accesso agli ispettori ONU, mentre le sue riserve di uranio arricchito sono cresciute fino al 60%. Un livello che si avvicina pericolosamente alla soglia del 90% necessaria per un’arma nucleare, ben al di sopra del limite del 3,67% fissato dall’accordo del 2015.
Il destino della sicurezza internazionale sembra ora appeso a un filo: i colloqui imminenti porteranno a una distensione o a un ulteriore irrigidimento delle posizioni?
Foto: AFP