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Malta

“due anni dopo, il silenzio parla ancora: il tributo a Bernice e il fallimento del sistema”

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Due anni dopo, il dolore è ancora vivo. Joseph e Marlene Cassar, genitori di Bernice, si sono chinati sul luogo che segna il punto dove la loro figlia è stata brutalmente uccisa, deponendo delicatamente fiori come tributo. Attorno a loro, un silenzio carico di emozioni, rotto solo dai ricordi.

Alessia Cilia Portelli, sorella di Bernice, ha ricordato con voce tremante quei terribili ultimi momenti. “Piangeva e parlava della paura che sentiva, una paura che l’ha seguita fino all’ultimo istante della sua vita,” ha detto, trattenendo le lacrime. “I nostri saluti furono frettolosi, e nessuna delle due poteva sapere che sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo parlate.”

Familiari e amici si sono riuniti venerdì mattina a Kordin, nello stesso luogo e alla stessa ora in cui, due anni fa, Bernice stava andando al lavoro, ignara del destino crudele che l’aspettava. La marcia silenziosa fino al luogo dell’omicidio si è svolta pochi minuti prima delle 8:00, l’ora esatta in cui è stata colpita a morte.

Roderick Cassar, il marito separato di Bernice, è accusato dell’omicidio e si è dichiarato non colpevole.

Sul luogo dell’assassinio, una targa ricorda Bernice. È lì che genitori e fratelli hanno deposto fiori e osservato un minuto di silenzio, lasciando che il peso dell’assenza riempisse l’aria.

“Come me, vorreste poter tornare indietro a quegli ultimi istanti con lei, per abbracciarla davvero o salutarla come meritava,” ha dichiarato Alessia in un discorso breve ma straziante, rivolgendosi ai presenti.

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Ha poi posto una domanda che riecheggia nei cuori di tutti: “Perché una donna così umile e dal cuore buono ha dovuto sopportare tanta sofferenza?”

Non si è fermata lì. Alessia ha ricordato con forza che la morte di sua sorella non è stata solo un tragico incidente: “Non dimentichiamo mai che questa morte si poteva evitare. Bernice non ha pianto nel silenzio, ha chiesto aiuto. Non solo qui su questa strada, ma tutte le volte che ha gridato per un sostegno e non lo ha trovato.”

I dettagli del caso restano agghiaccianti. Bernice aveva denunciato il marito separato e, solo pochi giorni prima dell’assassinio, il suo avvocato aveva implorato la polizia di intervenire per la violazione di un ordine di protezione. Una richiesta rimasta inascoltata.

Un’inchiesta ha rivelato che il sistema statale ha fallito. Mancanza di risorse e un sovraccarico di lavoro hanno impedito di proteggere questa madre di 40 anni e i suoi due figli. Il rapporto ha avanzato raccomandazioni per migliorare gli ordini di protezione e aumentare le risorse disponibili.

Ma Alessia non ha lasciato spazio alla rassegnazione. “Questo paese deve fare in modo che non ci sia un’altra Bernice. Dobbiamo insegnare ai nostri figli che possesso e controllo non sono amore. L’amore è libertà, l’amore è rispetto.”

Concludendo con un ricordo dolce e doloroso, ha detto: “Bernice, sono certa che oggi sei libera, come quando eravamo bambine. Libera come quando giocavamo a Buskett o uscivamo insieme in famiglia. Ti promettiamo che continueremo a lottare per la giustizia, affinché il tuo nome non venga mai dimenticato e la tua morte non sia stata vana.”

La commemorazione ha avuto luogo proprio nel giorno in cui il governo ha lanciato la “16 Days Campaign”, una campagna contro la violenza di genere e domestica.

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Questo anniversario giunge solo pochi mesi dopo un altro omicidio scioccante: quello di una donna accoltellata nel suo appartamento a Swatar, Birkirkara. Anche in quel caso, il responsabile era un ex partner ossessionato e violento. Edward Johnston, che tormentava la donna da mesi, è stato ucciso dalla polizia dopo un assedio di tre ore a St Julian’s.

La famiglia di Ghrixi, altra vittima di questa scia di violenza, ha richiesto un’indagine indipendente, denunciando gravi mancanze da parte delle autorità che avrebbero potuto evitare l’ennesima tragedia.

Crediti foto e video:  Matthew Mirabelli; Facebook

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