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Malta

La madre di Julian sfida la sentenza: nuove regole per le crociere

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Sono passati sei lunghi anni, ma il dolore di Christine Lecomte è ancora vivo come il primo giorno. Suo figlio, Julian Quatresous, un giovane di appena 19 anni, ha perso tragicamente la vita durante una festa in barca a Malta nel 2017. Una vacanza che doveva essere un sogno si è trasformata in un incubo quando Julian, insieme ai suoi amici, si è gettato in mare in un gesto apparentemente avventato. Ma per Christine, la sua battaglia per ottenere giustizia è tutt’altro che finita. Determinata a fare in modo che nessun’altra madre debba affrontare un simile strazio, ha deciso di proseguire la sua lotta legale per far cambiare le regole di queste crociere che, secondo lei, mettono in pericolo la vita dei giovani.

La scorsa settimana, una sentenza shockante ha stabilito che la morte di Julian è stata “un atto sconsiderato di gioventù”  e ha assolto completamente i proprietari della barca da ogni responsabilità. Ma Christine non ci sta. Non può accettare che il tribunale abbia chiuso gli occhi su una combinazione letale di alcol, musica assordante e mare agitato. Per lei, è solo questione di tempo prima che un’altra tragedia simile accada, e non intende restare a guardare: ha deciso di fare appello contro la sentenza, nella speranza che le regole cambino una volta per tutte.

“Quello che conta è che le condizioni di queste crociere cambino, che vengano gestite in modo diverso, così da evitare che accadano altri incidenti come quello che ha ucciso mio figlio. Si poteva evitare! Dovevano fare di più per proteggere le persone a bordo,”  ha dichiarato Christine, assistita da un interprete.

Pochi giorni dopo la sentenza, Christine si trovava negli uffici dei suoi avvocati a La Valletta, accanto al suo altro figlio Nathan, ora ventitreenne. Visibilmente scossa, ha raccontato di aver voluto capire di più su cosa fosse successo quel maledetto 12 agosto 2017. Julian e i suoi amici erano a Malta da pochi giorni, in vacanza per festeggiare la sua recente ammissione nella marina mercantile. Quella sera erano a bordo del “Fernandes II”, una barca a vela della Captain Morgan, diretta verso Comino.

Nel tratto di mare vicino a St Julian’s, a circa mezzo miglio dalla costa, Julian e i suoi amici decisero di tuffarsi per raggiungere la riva e arrivare a Paceville prima del ritorno della barca a Sliema. Una decisione che si sarebbe rivelata fatale. “Quando i suoi amici mi dissero che era morto durante una crociera, la mia prima reazione fu: ‘Non si può morire su una crociera’. Qualcosa non quadrava,”  racconta Christine con un velo di incredulità.

Il mare era agitato e la distanza dalla riva sottovalutata. Cinque amici di Julian riuscirono a raggiungere la costa, alcuni grazie all’intervento delle Forze Armate di Malta, ma Julian non ce la fece. Il suo corpo venne ritrovato cinque giorni dopo, a un miglio di distanza da Portomaso.

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Christine, devastata dalla perdita, decise di prendere parte alla stessa crociera per capire cosa potesse essere andato storto. Insieme alla sorella, salì sul “Fernandes II” e rimase profondamente turbata dall’atmosfera che regnava a bordo: alcol in abbondanza e giovani completamente fuori controllo. “Non era un ambiente sicuro per ragazzi che avevano bevuto,”  afferma convinta.

Così la famiglia intentò una causa civile contro Captain Morgan, accusando la compagnia di non aver fatto abbastanza per garantire la sicurezza dei passeggeri. Ma la scorsa settimana, il giudice Toni Abela ha stabilito che Julian, essendo maggiorenne, era responsabile delle proprie azioni. La barca, secondo il giudice, rispettava tutte le normative di sicurezza previste, e il capitano non avrebbe mai potuto prevedere che i giovani si sarebbero tuffati volontariamente, nel buio e con il mare in tempesta.

Delusa dalla sentenza, Christine ha deciso di andare avanti: non si fermerà finché non ci saranno regole più severe per queste crociere festaiole. Vuole che la morte di suo figlio porti a un cambiamento concreto, perché nessun’altra famiglia debba soffrire come la sua. “Le crociere devono essere regolamentate meglio, tenendo conto anche delle condizioni meteo,”  afferma con fermezza.

Un portavoce di Captain Morgan ha espresso il proprio cordoglio per la madre, ma ha ribadito che la compagnia ha operato nel pieno rispetto delle normative di sicurezza. “Purtroppo, nessuna regolamentazione avrebbe potuto prevenire ciò che è accaduto. Julian e i suoi amici hanno deciso volontariamente di tuffarsi mentre la barca si stava preparando per attraccare a Sliema… Captain Morgan organizza feste in barca da molti anni, senza incidenti rilevanti. Sono sicure e divertenti, purché gli ospiti usino il buonsenso e seguano le istruzioni del personale di bordo,”  ha dichiarato il portavoce.

Nel frattempo, sono state inviate domande al Ministero dei Trasporti su eventuali modifiche alle normative per aumentare la sicurezza durante le crociere festaiole.

Foto: [Archivio Times Of Malta]

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