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Malta

giornalisti nel mirino: l’appello all’UE per sanzioni contro Israele

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Un vero e proprio grido d’allarme arriva dalla Daphne Caruana Galizia Foundation e dall’Institute of Maltese Journalists (IĠM) , che insieme a circa 60 organizzazioni per i diritti umani e dei media, chiedono all’Unione Europea di agire con fermezza: sospendere l’accordo di cooperazione con Israele e imporre sanzioni contro la leadership militare del paese.

In una lettera congiunta inviata ai vertici della Commissione Europea, le organizzazioni non hanno usato mezzi termini, accusando Israele di un “assassinio senza precedenti di giornalisti” e di altre gravi violazioni della libertà di stampa. Il gruppo ha puntato il dito contro il governo di Benjamin Netanyahu, che dall’attacco di Hamas in ottobre, avrebbe instaurato un vero e proprio “regime di censura” che soffoca ogni voce dissenziente.

Ma c’è di più: la guerra a Gaza è stata descritta come “il periodo più mortale per i giornalisti” degli ultimi decenni. Oltre 100 giornalisti sono stati brutalmente uccisi dall’inizio del conflitto, e le segnalazioni di “tortura e maltrattamenti” contro altri sono all’ordine del giorno.

Facendo riferimento a un rapporto esplosivo del Committee to Protect Journalists (CPJ) , il gruppo ha accusato Israele di “prendere di mira” deliberatamente i giornalisti durante l’offensiva su Gaza, azioni che non esitano a definire un “crimine di guerra”. E non finisce qui: giornalisti sono stati arrestati senza accuse, scomparsi nel nulla, puniti per il solo fatto di fare il loro lavoro.

E la situazione è ancora più grave se si considera il blocco totale e senza precedenti dell’accesso ai media indipendenti a Gaza, che rappresenta una mossa senza eguali nella storia moderna. “I giornalisti sono stati in grado di riportare notizie dalle prime linee in quasi tutti i principali conflitti degli ultimi trent’anni: dall’Ucraina al Ruanda,” ha dichiarato il gruppo. “In confronto, nonostante l’ufficio stampa del governo israeliano abbia rilasciato credenziali a circa 2.800 giornalisti internazionali per entrare in Israele… solo pochi selezionati sono stati autorizzati a entrare nella Striscia di Gaza — tutti sotto scorta militare israeliana e con pesanti restrizioni sul reportage.”

Il messaggio, inviato ai rappresentanti dell’Unione Europea Josep Borrell Fontelles e Valdis Dombrovskis, è chiaro: l’Europa non può rimanere in silenzio davanti a queste atrocità.

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Ad inasprire ulteriormente il clima, Al Jazeera  ha recentemente denunciato l’uccisione di due suoi giornalisti in un attacco israeliano su Gaza, definendolo un “assassinio a sangue freddo”. E non è tutto: a maggio, Israele ha deciso di perseguire legalmente il canale televisivo, una mossa che ha suscitato non poche polemiche.

E non dimentichiamo le dichiarazioni scioccanti dell’ambasciatore israeliano a Malta, Ze’ev Boker, che in un’intervista al Times of Malta  l’anno scorso, ha candidamente affermato che nessuna forza militare occidentale è “selettiva e distintiva come l’IDF” quando si tratta di prendere di mira giornalisti.

Il conflitto è esploso dopo che i militanti di Hamas hanno attraversato il confine israeliano in ottobre, lasciando una scia di morte con 1.200 vittime. Ma il bilancio più drammatico è quello che si conta a Gaza: secondo le autorità sanitarie palestinesi, oltre 40.000 palestinesi, in maggioranza donne e bambini, hanno perso la vita dall’inizio della guerra.


Foto: AFP.

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