Connect with us

World

Aleppo in bilico: ribelli islamisti avanzano, la comunità cristiana teme il futuro

Published

on

Un combattente anti-regime distrugge con rabbia un manifesto che raffigura il presidente siriano Bashar al-Assad (a sinistra) e suo fratello Maher, all’aeroporto della città di Aleppo, il 2 dicembre. Le immagini sono choc. La città di Aleppo, che da anni era in lenta ma continua ripresa, ha subito una nuova, dolorosa battuta d’arresto. Le forze fedeli ad Assad, travolte dall’offensiva ribelle, hanno lasciato campo libero agli islamisti.

In gran parte della città, che era stata quasi distrutta dalla guerra, adesso a dominare sono i ribelli islamisti, che si oppongono duramente al regime. A parte alcuni quartieri settentrionali, gran parte di Aleppo è sotto il controllo di questi gruppi armati. La città, che un tempo era una delle più vitali della Siria, si trova ora a fare i conti con un futuro incerto, segnato dalle cicatrici di un conflitto che dura ormai da oltre un decennio.

Questa è la triste storia di Aleppo, che prima della guerra era la capitale economica e culturale della Siria, con una popolazione di circa due milioni di persone.

Cristiani tra paura e speranza

Quando tutto è cominciato nel 2011, Aleppo ospitava circa 200.000 cristiani, tra cui 50.000 armeni. Oggi, quel numero è crollato a soli 30.000, e un terzo di loro è di origine armena. La comunità cristiana ha visto la sua presenza ridursi drammaticamente. L’arrivo della fazione radicale Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ha destato una preoccupazione crescente tra i cristiani della città. “Alcuni rappresentanti di HTS sono andati a visitare un convento e un ospedale cristiani per rassicurare la comunità sulla loro sicurezza”  hanno dichiarato fonti locali.

Una città divisa e distrutta

Advertisement

Aleppo è stata uno dei primi luoghi in cui sono esplose le manifestazioni contro Assad nel 2011, che ben presto si sono trasformate in un conflitto sanguinoso. Già nel luglio 2012, l’Esercito Siriano Libero aveva conquistato metà della città. La guerra ha frantumato Aleppo in due: da una parte la zona lealista a ovest, dove viveva la maggior parte della popolazione, e dall’altra la zona ribelle a est. Il regime di Assad ha risposto bombardando le aree ribelli con bombe a barile lanciate da elicotteri e aerei. I ribelli hanno contrattaccato con razzi contro i territori governativi.

Nel settembre 2015, la Russia è intervenuta a sostegno di Assad, accerchiando completamente la zona ribelle, tagliando ogni via di rifornimento. Le forze lealiste hanno infine riconquistato la città il 22 dicembre 2016, quando l’ultimo convoglio di ribelli e civili ha lasciato il settore orientale.

Un patrimonio distrutto

Aleppo è una delle città più antiche del mondo, testimone di una storia millenaria che risale al 4000 a.C. L’antica città era un importante centro manifatturiero nell’800, durante l’Impero Ottomano, e ha ricoperto un ruolo fondamentale nelle rotte commerciali mondiali come snodo della Via della Seta. Nel 1986, la città vecchia è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO, ma con lo scoppio della guerra civile è stata inserita nella lista dei siti in pericolo nel 2013.

Il danno è stato devastante. Le antiche mura di Aleppo sono crollate nel 2015. Il minareto della Grande Moschea di Aleppo è stato raso al suolo. Anche il souk, un tempo fiorente con i suoi 4.000 commercianti, è stato quasi completamente distrutto dal fuoco. Fortunatamente, alcune aree sono state parzialmente ricostruite.

Ma non è solo la città a soffrire: la musica tradizionale di Aleppo, l’Al-Qudoud al-Halabiya, che un tempo rimbombava nelle vie della città vecchia, è stata riconosciuta come patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO, eppure il suo futuro è oggi a rischio.

Foto: AFP

Advertisement

Continue Reading