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Malta

proteste a ta’ Qali: un fiume di voci contro i crimini di guerra

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Un fiume di passione e protesta si è riversato sabato nei pressi dell’ambasciata degli Stati Uniti a Ta’ Qali, dove decine di attivisti, giovani e meno giovani, si sono radunati in segno di solidarietà con i popoli della Palestina e del Libano. Un momento carico di emozioni, organizzato da Ġustizzja għall-PalestinaYouth for Palestine e Moviment Graffitti , per puntare il dito contro i governi occidentali, accusati di essere complici nei presunti “crimini di guerra israeliani”.

Yana Mintoff, in rappresentanza di Ġustizzja għall-Palestina, ha letto una lettera infuocata, firmata da 13 organizzazioni locali, indirizzata a Donald Trump, appena rieletto presidente, e al presidente in carica Joe Biden. Le parole non lasciano spazio a fraintendimenti: “Il fallimento nel prevenire i ripetuti crimini di guerra di Stato israeliani rappresenta un tragico fallimento della diplomazia globale e occidentale, e passerà alla storia come uno dei capitoli più vergognosi dell’umanità dal Secondo Conflitto Mondiale”. Eppure, un barlume di speranza resiste: “Un ulteriore deterioramento può ancora essere evitato” .

La missiva arriva proprio mentre scade l’ultimatum di 30 giorni imposto dal Segretario di Stato USA, Antony Blinken, affinché Israele garantisse il passaggio quotidiano di almeno 350 camion di aiuti verso Gaza. Una promessa, secondo gli organizzatori, rimasta lettera morta.

Nel testo si esorta con forza gli Stati Uniti a porre fine al finanziamento delle armi destinate a Israele, ammonendo che “è ancora possibile schierarsi dalla parte giusta della storia” .

Nonostante la pioggia imminente, circa 75 persone si sono unite alla veglia, brandendo cartelli dai messaggi inequivocabili: “Giù le mani dal Libano”, “Stop al genocidio a Gaza”. Alcuni, con le mani dipinte di rosso, hanno simboleggiato il sangue versato nel conflitto.

Tra i discorsi più accesi, quello di Sammy Meilaq, veterano del Partito Laburista e rappresentante di Front Maltin Inqumu. Con un tono tagliente, ha accusato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di essere un criminale di guerra, definendo Joe Biden e il leader laburista britannico Keir Starmer come suoi “padrini e complici”. Non si è fermato qui: “Nazisti”, li ha chiamati, puntando il dito contro la loro complicità nei massacri di Gaza.

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Ma il suo intervento ha anche lasciato spazio alla speranza: “Politicamente, la Palestina sta vincendo”, ha proclamato, sottolineando come “le piazze d’Europa siano ora Palestina, e le Ivy League stiano diventando territori palestinesi” , un chiaro riferimento alle massicce proteste internazionali.

Amy Mallia, di Moviment Graffitti, ha evidenziato l’urgenza della veglia: “A Gaza non importa di Trump, Biden o Harris; per loro è tutto uguale”. Per i gazani, la priorità resta la sopravvivenza: “cibo, acqua e protezione della comunità” .

Rueben Grima, di Ġustizzja għall-Palestina, ha poi messo in guardia dai rischi di assuefazione alla violenza: “È un’atrocità brutale e brutalizzante. Il costante aumento delle vittime rischia di diventare una macabra normalità”. Non ha risparmiato critiche ai politici maltesi, accusandoli di indifferenza: “Spagna e Irlanda affrontano il problema apertamente, ma a Malta non si è ancora tenuto un dibattito parlamentare sull’argomento”. Con una nota sarcastica, ha aggiunto: “Sembra che abbiano cose più importanti a cui pensare” .

Joanna Jebaili di Lebanese Advocates e Dannia al-Haddad di Ġustizzja għall-Palestina  hanno poi raccontato con emozione le difficoltà vissute nelle loro terre.

A chiudere la serata, un toccante recital di poesie da parte di John J. Portelli, tratte dal suo libro The Shadow: Poems for the Children of Gaza , scritto insieme al poeta palestinese Ahmed Miqdad.

Foto: Matthew Mirabelli

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