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Malta

Sfruttamento invisibile: la prostituzione si nasconde dietro gli schermi

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Da qualche tempo, a Malta, la prostituzione ha abbandonato i vicoli bui per infilarsi negli schermi dei nostri dispositivi. Le statistiche parlano chiaro: gli arresti per adescamento sono crollati dai 122 di un decennio fa a soli quattro nell’ultimo anno. Ma questa apparente scomparsa non racconta tutta la verità. Dietro agli annunci online si cela un nuovo volto dello sfruttamento, e gli attivisti lanciano un grido d’allarme: “Ci troviamo davanti a un problema sempre più invisibile, ma altrettanto devastante.”

Secondo Anna Vella, medico e fondatrice di Dar Hosea, un’ONG che sostiene le donne nel mondo della prostituzione, la situazione è inquietante. “Non è più facile individuare chi ha bisogno di aiuto. Le donne non sono più visibili come una volta,”  afferma. Il paesaggio è cambiato: non ci sono più figure in attesa nei quartieri a luci rosse, ma volti dietro gli schermi, facilmente raggiungibili con un clic.

Un portavoce della polizia conferma il cambiamento: “Il modus operandi è passato dall’adescamento fisico agli annunci online. Basta visitare i siti di escort per notare l’aumento di donne straniere che offrono servizi sessuali.”  Per Vella e la sua collega Maria Borg Pellicano, questa nuova modalità rappresenta un ulteriore ostacolo in una battaglia già ardua.

Molte di queste donne sono arrivate a Malta senza una rete di supporto. Borg Pellicano racconta casi strazianti: “Alcune di loro vengono qui con la speranza di un futuro migliore, ma finiscono intrappolate nella prostituzione per ripagare i debiti contratti con i familiari.”  Altre, invece, cadono vittima di inganni e false promesse di lavoro, per poi ritrovarsi nelle mani di trafficanti.

L’estate scorsa, una serie di raid della polizia ha portato all’arresto di nove persone accusate di traffico di donne sudamericane. Ma il problema non si ferma qui: “La domanda di ‘carne fresca’ non smette mai di crescere,” aggiunge Vella. “Prima gli uomini maltesi si spostavano in Olanda o Thailandia per cercare sesso con donne straniere. Ora, queste donne vengono qui.”

Un fenomeno inquietante, legato al mondo della prostituzione, è quello del metodo “Loverboy”. Romina Lopez, attivista ed ex collaboratrice di Dar Hosea, spiega: “Giovani uomini instaurano relazioni romantiche con donne vulnerabili, per poi manipolarle e spingerle nel giro della prostituzione.” Queste donne, legate ai loro sfruttatori da un rapporto di dipendenza emotiva, vengono controllate con mezzi subdoli: “Alcuni sfruttatori fingono difficoltà economiche per far sentire in colpa le loro vittime. Altri arrivano a mettere incinta la donna per mantenerla legata a loro.”

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Ma dietro l’apparente discrezione degli annunci online si nascondono nuovi orrori. Vella ricorda il caso di una donna che è stata segretamente filmata durante un incontro. “Ha perso il controllo su quel materiale, e ora è sotto costante minaccia di ricatto,” racconta. Situazioni come queste rendono ancora più complesso il dibattito sulla regolamentazione del settore. “Legalizzare i bordelli potrebbe limitare la supervisione della polizia, lasciando che gli abusi restino nell’ombra,”  avverte Vella.

Il problema non è nuovo e si tramanda di generazione in generazione. “Spesso, quando vedo un caso in tribunale, conosco già i trafficanti: sono figli di altri sfruttatori,” confida Vella. Tuttavia, il sistema giudiziario sembra incapace di affrontare queste dinamiche profonde. “Mi fa star male vedere come viene manipolata la verità in tribunale. Si punta solo alla superficie, mentre il vero dramma rimane nascosto,”  aggiunge.

Un caso emblematico riguarda una donna che si è rivolta a Dar Hosea per aiuto. “Ci ha raccontato come il pappone di sua madre le avesse chiesto ‘carne fresca’, e sua madre l’ha consegnata senza battere ciglio,” ricorda Vella. “Per queste donne, è come dire: mia madre voleva che andassi a scuola. Non c’è alcuna ribellione, solo accettazione.”

Molte di loro convivono con la dipendenza, unico mezzo per affrontare un dolore insostenibile. “Qui a Dar Hosea, ammettono senza problemi le loro dipendenze, ma raramente si aprono sul fatto di essere coinvolte nella prostituzione,”  conclude Vella. Un silenzio che grida più forte di qualsiasi parola.

Foto: Shutterstock.com

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