A non molti giorni dal naufragio di Crotone in cui hanno perso la vita 69 migranti, iniziano le reciproche accuse di responsabilità riguardo chi e come sarebbe dovuto accorrere in aiuto delle 180 persone
presenti sull’imbarcazione.
L’acceso dibattito nasce nel momento in cui viene rotto il muro di silenzio costruito attorno alla vicenda e si inizia a far luce riguardo i primi avvistamenti che sarebbero stati intorno alle 4.57 di sabato mattina, nel momento in cui una radio italiana riceve il mayday per un’imbarcazione nel Mar Ionio
.
A rivelarlo è un dispaccio di Mrcc Roma (sala operative del centro ricerca e soccorso del Comando generale delle Capitanerie di Porto), mentre la seconda segnalazione viene fatta 16 ore dopo da un aereo Frontex, che rileva il barcone e lo fotografa lanciando l’allarme al Centro di coordinamento internazionale (Icc) e rientrando subito dopo all’aeroporto di Lamezia Terme
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Nonostante dopo il secondo avvistamento fosse ormai chiaro che si trattasse di un‘imbarcazione porta migranti
, quindi in una potenziale situazione di pericolo, nessuno è accorso in soccorso ed il tempo è continuato a passare.
Solo più tardi partono la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza in direzione dell’imbarcazione, facendo poi inversione di rotta a causa del mare forza 4
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Domenica 25 febbraio i migranti presenti sull’imbarcazione iniziano a segnalare la loro presenza con la luce dei loro telefonini, tentano una chiamata che casualmente viene intercettata dai carabinieri in cui si avvertono urla disperate e trambusto, un chiaro segnale che qualcosa di tragico ed inarrestabile stava accadendo a soli cento metri dalla costa calabrese.
Un pescatore assiste impotente al naufragio e solamente alle 5.35 arrivano i soccorritori che si trovano davanti ad uno scempio inimmaginabile. “Persone in ipotermia“, “corpi trascinati a riva dalla risacca” e “alcuni cadaveri“, queste le dichiarazioni rilasciate dai testimoni presenti.
Ci troviamo così difronte a quello che è il secondo naufragio più grande nella storia italiana
, teatro dell’orrore di uno spettacolo che, forse, si poteva evitare.