È ufficiale: St. Thomas Hospital ha aperto la sua nuova clinica oculistica, introducendo a Malta tecnologie rivoluzionarie per trapianti di cornea che promettono di cambiare la vita dei pazienti con gravi problemi di vista. Queste tecniche all’avanguardia, minimamente invasive, rappresentano una vera speranza per chi soffre di patologie che fino a poco tempo fa avevano poche soluzioni efficaci.
Le due procedure, Descemet Membrane Endothelial Keratoplasty (DMEK) e Deep Anterior Lamellar Keratoplasty (DALK), sono l’ultima frontiera della chirurgia oculare. Disponibili ora alla clinica di St. Thomas a Qormi, sono frutto di una collaborazione con Andre Grixti, rinomato oftalmologo e chirurgo con esperienza internazionale, maturata anche al prestigioso Moorfields Eye Hospital di Londra. È lui il pioniere che ha portato queste tecniche a Malta, e non esita a definirle “una svolta incredibile per i pazienti che necessitano di trapianti di cornea”
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“La precisione di questi interventi ci permette di preservare gran parte della struttura corneale naturale del paziente, accelerando il recupero e riducendo drasticamente il rischio di complicazioni, comuni invece nei trapianti tradizionali a spessore completo”, ha spiegato Grixti con entusiasmo. “I risultati che stiamo vedendo con DMEK e DALK sono straordinari: i pazienti recuperano non solo più velocemente, ma con una qualità visiva che spesso non avevano più da anni. È come tornare a vedere il mondo con occhi nuovi.”
La magia della DMEK e della DALK
La DMEK rappresenta un balzo in avanti nel campo dei trapianti di cornea: a differenza dei tradizionali interventi, che sostituiscono l’intera cornea, la DMEK prevede il rimpiazzo mirato solo dello strato interno danneggiato attraverso una micro-incisione. Questo approccio mirato accelera i tempi di recupero, abbassa il rischio di rigetto e offre risultati visivi nettamente superiori.
La DALK, dal canto suo, mantiene intatto lo strato endoteliale interno della cornea, sostituendo invece solo gli strati più esterni (stroma ed epitelio) con quelli di un donatore. Risultato? Meno complicazioni, minore incidenza di rigetto e una ridotta necessità di terapie steroidee post-operatorie.
Questi interventi sono ideali per chi ha subito danni all’endotelio corneale a causa di condizioni ereditarie, come la distrofia di Fuchs, o di precedenti interventi oculari, ad esempio per la rimozione della cataratta. Grazie a queste tecniche, il tessuto sano circostante viene minimamente traumatizzato, portando a un recupero della vista più naturale e duraturo.
Storie di successo: vite che cambiano
A soli 21 anni, Judy Kandal ha visto la sua vista calare fino al 60% a causa del cheratocono, una patologia che deforma progressivamente la cornea. Dopo essersi sottoposto al DALK quest’anno, la sua vista è migliorata drasticamente. “Un tempo la mia vista era perfetta, ma col tempo è diventata sempre più sfocata”, ha raccontato Kandal. “Questa condizione ha influenzato i miei studi, il lavoro e persino il mio sport, dove eccellevo come atleta. Al lavoro, non riuscivo a vedere bene per prendere le prenotazioni… e sul campo da calcio vedevo tre palloni invece di uno!” Poi il trapianto ha cambiato tutto: “L’intervento è stato un successo e non potrei essere più grato. Ho riavuto indietro la mia vita.”
Anche Yvonne Cotter, che ha scelto la DMEK presso il St. Thomas Hospital, ha raccontato con entusiasmo la sua esperienza: “Sono rimasta sbalordita da quanto velocemente la mia vista sia migliorata. In poche settimane vedevo meglio di quanto avessi fatto negli ultimi anni. È stato un cambiamento di vita.”
Maria Mintoff, che ha subito la stessa procedura, esprime la sua gratitudine: “Ero preoccupata per l’idea di un intervento agli occhi, ma il team del St. Thomas mi ha messa a mio agio sin dal primo momento. Dopo il DMEK, la mia vista è diventata cristallina e il recupero è stato incredibilmente rapido. Sono oltre misura grata per l’attenzione e la cura che ho ricevuto.”
Per ulteriori dettagli sulle procedure DMEK e DALK o per fissare una consulenza, visitate il sito del St. Thomas Hospital.
Foto: [Archivio Times Of Malta]