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Gioco d’azzardo e una sentenza inattesa: la corte d’appello difende il casinò

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Il gioco d’azzardo è una lama a doppio taglio, capace di trascinare chi gioca e la sua famiglia in un vortice di disperazione. Non solo può distruggere le finanze, ma lascia cicatrici profonde e durature, sia nei rapporti affettivi che nella salute mentale. Ma cosa accade quando le leggi pensate per proteggere le persone dalle loro stesse dipendenze non funzionano come dovrebbero?  Questo interrogativo è al centro di una recente sentenza della Corte d’Appello di Malta, presieduta dal Giudice Capo Dr. Mark Chetcuti, in un caso che ha acceso i riflettori sull’articolo 26(3) del Gaming Act del 1998 (Capitolo 400 delle Leggi di Malta).

Nel caso Joseph Falzon contro Dragonara Casino Limited (oggi Stakes Limited) , il querelante, un uomo consumato dalla sua dipendenza dal gioco, ha portato in giudizio il casinò, sostenendo di aver perso tutto ai loro tavoli, cadendo in rovina. Ha affermato che i dipendenti del casinò sapevano che era un “giocatore patologico”, e che avrebbero dovuto impedirgli di continuare a perdere denaro, in ossequio a quanto previsto dall’articolo 26(3), il quale obbliga i casinò a negare l’accesso alle aree di gioco a coloro che mostrano segni evidenti di dipendenza patologica.

La Corte ha valutato meticolosamente le prove presentate, stabilendo che tale disposizione si applica solo quando il giocatore dimostra chiaramente di essere affetto da una condizione patologica e quando l’operatore è consapevole di tale situazione. Tra le osservazioni chiave della Corte:

  • Le circostanze del caso non consentivano all’operatore di riconoscere ragionevolmente il querelante come giocatore compulsivo.
  • Il casinò ha rispettato pienamente tutte le normative legali riguardanti l’identificazione dei giocatori.
  • L’attività di gioco del querelante non era tale da destare attenzione e i dipendenti del casinò non ricordavano nemmeno di averlo visto giocare.
  • Il querelante non è riuscito a dimostrare le somme che avrebbe perso al Dragonara Casino.
  • È stato stabilito che il querelante aveva giocato anche presso altri casinò, come il Casino di Venezia.

Alla luce di queste considerazioni, la Corte d’Appello ha sentenziato a favore del casinò, condannando il querelante al pagamento di tutte le spese processuali.

E che dire della nuova legge sugli agenti immobiliari?

Solo due anni fa, il Parlamento aveva introdotto il Real Estate Agents, Property Brokers and Property Consultants Act (Capitolo 615) nel 2020. Ora, quella legge è già stata rimpiazzata dal Property Market Agency Act del 2024, approvato il 15 luglio 2024. Ma perché questo cambiamento fulmineo?

Appare evidente che le leggi vengono create seguendo un approccio di “prova e sbaglia”. Questa nuova normativa sembra essere più focalizzata sulla creazione di nuove entità amministrative, come agenzie, direttorati e posizioni dirigenziali, piuttosto che sulla sostanza della regolamentazione del mercato.

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La nuova Property Market Agency sostituisce il Real Estate Licensing Board del 2020 e sarà responsabile della regolamentazione del mercato immobiliare, stabilendo standard e rilasciando licenze agli agenti e altri intermediari, compresi i “broker occasionali”. In modo alquanto sconcertante, la legge prevede un Registro delle Licenze descritto come “interno”, il che significa che non sarà accessibile al pubblico. Perché tutta questa segretezza?

Il Ministro della Giustizia si è arrogato poteri straordinari, tipici degli anni settanta. Il Consiglio di Amministrazione può contare fino a otto membri, tutti nominati dal Ministro, il quale nomina anche direttamente il Capo Esecutivo e si occupa delle retribuzioni del personale. Inoltre, gli auditor vengono scelti dal Consiglio “con il consenso del Ministro”.

Sorprendentemente, la legge non contiene disposizioni specifiche per prevenire conflitti di interesse tra i membri del Consiglio e altri soggetti, né stabilisce regole precise a favore di una buona governance.

E, per rispondere alla curiosità: (a) l’Opposizione ha sostenuto il disegno di legge, e (b) i consumatori sono praticamente invisibili in questa legge, senza che vengano creati o protetti diritti in loro favore.

Infatti, nell’articolo 3, che si estende per ben diciassette paragrafi e descrive i molteplici doveri e funzioni di questa nuova Agenzia, i termini “consumatore” e “acquirenti” sono incredibilmente assenti.

Foto: [Shutterstock]

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